SALUZZO, OTTANTA ASSOCIAZIONI RACCONTANO LA SOLIDARIETÀ

Sabato 9 aprile 2011

 

Saluzzo, ottanta associazioni raccontano la solidarietà

Inaugurata ieri la grande kermesse tra riflessioni, esercitazioni e show

 

C'è il dipendente in pen­sione. La mamma «a tempo pieno», l'inse­gnante, l'ex operaio, il sacerdote, chi ha avu­to bisogno dell'aiuto di un'associazio­ne e ora «ricambia». Sono «soldati semplici» o anche «graduati» dell'«esercito del bene». Sono i volontari che partecipano ed animano l'ottava Fiera del volontariato organizzata dal «Centro servizi per il volontariato-Società solidale» di Cu­neo del presidente Giorgio Groppo.
Ieri, l'inaugurazione ufficiale, oggi è domani «vetrina» di un'ottantina di realtà del volontariato della «Gran­da», abbinata a show, esercitazioni, giochi e tanto intrattenimento. «Anni fa ho avuto un supporto dal club - dice Francesco Marino, dell'Associazio­ne alcolisti anonimi di Saluzzo e valli -. Poi, quando ho risolto i miei proble­mi sono rimasto nel gruppo per dare una mano a chi era nella situazione che avevo vissuto in prima persona. Essere utile agli altri è bello. Non c'è retorica. Vedere una famiglia che tor­na a sorridere dà la forza di andare avanti». Ci sono i volontari «a tempo pieno». «Ero impiegato Burgo - dice Aldo Giamello, dell'Avo, l'Associazio­ne volontari ospedalieri di Saluzzo, e da quando sono in pensione voglio rendermi utile agli altri». Giamello, ol­tre all'impegno associativo con l'Avo, segue anche altri progetti. «I miei fa­migliari e gli amici - prosegue - sono felici per me e approvano le mie scel­te perchè se ho tempo da investire ne­gli altri è giusto che lo faccia».
Anche i sacerdoti possono essere volontari. È il caso del Mago Sales, il salesiano Silvio Mantelli, che da oltre 30 anni presenta spettacoli di magia per bimbi e bisognosi. «Il volontaria­to è una vocazione, proprio come fare il prete - dice -. È diverso da quando si compie una scelta, è uno stile di vi­ta. Fare del bene per gli altri è anche farlo per sè. Non possiamo non essere egoisti, ma se è a fin di bene che male c'è. Proseguo nel mio impegno anche perchè per diffondere il verbo del volontariato, l'unica via è la testimonianza».
«Fare volontariato - sono le paro­le di Silvana Beccaria, presidente del­l'associazione «Noi con voi per conti­nuare a vivere» di Caraglio - è per me una forte necessità». Il sodalizio si oc­cupa di supporto a chi è colpito da malattie genetiche degenerative e ra­re. «Sono un'impiegata - prosegue - e quando finisco il mio lavoro in ufficio inizio con il mio impegno sociale. Ho una missione: vogliamo costruire un centro socio-sanitario. Non mi fermerò. Non c'è nulla che mi spaventa».
«Quando termina la vita professio­nale - spiega Teresa Carletti, insegnan­te in pensione, presidente dell'associa­zione Carpe Diem di Costigliole, attiva in progetti rivolti ai giovani - iniziare a "spendersi" per gli altri è un bisogno. C'è gente che non lavora e passa le gior­nate al bar, io preferisco dare il mio contributo a chi ha bisogno».
L'ingresso nel mondo del volonta­riato avviene spesso per imprinting. «Ho ricevuto gli stimoli dai miei educa­tori: genitori e sacerdoti - sottolinea Patrizia Degioanni, della San Vincenzo di Cuneo - ed è parte integrante del mio vissuto. Sono mamma e moglie e quando finisco le incombenze domesti­che mi dedico agli impegni del grup­po».
Fra le varie sfumature, c'è il «volon­tariato famigliare». «Ho coinvolto la mamma, mio fratello - dice Daria Arlo­rio, de La scintilla di Saluzzo - e sono impegnata nel sociale perchè aiutare gli altri è bello». Alcuni iniziano come volontari, poi ne fanno quasi una pro­fessione. «Ero agente di commercio - spiega Roberta Monge dell'Amses, gruppo attivo con progetti a Capo Ver­de - e poi mi sono resa conto che biso­gna impiegare bene il proprio tempo e dedicarlo agli altri è la soluzione miglio­re. È l'unica cosa che mi rende davvero felice. Ho lasciato il lavoro e spero un giorno di andare in Africa».

Andrea Garassino