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 I trucchi del prete
La Stampa   Sabato, 26 Luglio 1986 00:00
 
L'illusione e il trucco come strumenti di aggregazione, mezzi per comunicare altri valori. Lo ha insegnato San Giovanni Bosco, improvvisandosi equilibrista e prestigiatore. Oggi lo emula un sacerdote (salesiano, naturalmente); don Silvio Mantelli. 42 anni, in arte «mago Sales». Un'attività non comune per un sacerdote, che non trascura i suoi doveri di pastore, fatta soprattutto per beneficenza: ieri sera, ad esempio, si è esibito a Corio: l'incasso servirà al restauro del settecentesco campanile. A Corio abita Arturo Brachetti, allievo di don Silvio, il quale ha scelto la strada dello spettacolo per vincere l'antica timidezza e oggi è un prestigiatore noto in Europa. Insegnante nelle case salesiane e negli istituti di San Benigno, Napoli, Cuneo e Torino, don Silvio arrivò alla magia quasi per caso. «Ho cominciato nel '63, avevo 19 anni ed ero novizio a Pinerolo. Ho letto un libro sull'argomento, ho scritto all'autore, un maestro toscano, ci siamo incontrati. Mi hanno aiutato i genitori, sostenendo parte delle spese per acquistare l'attrezzatura». Il Circolo degli Amici della magia a San Benigno lo ha creato lui, reclutando ragazzi all'oratorio. Lo stesso ha fatto per sette anni a Cuneo e a Napoli, strappando i giovani dalla strada. E' un illusionista-comico,. mago e teatrante, che al gusto del mistero unisce quelle della battuta strappa-applausi. Oggi vive a Grugliasco, in un appartamento «Sono uscito momentaneamente dalla comunità, tutti d'accordo comunque. Una scelta, che naturalmente potrò modificare in futuro». Viaggia molto: «Mi chiamano in tutto il Piemonte, il terreno è fertile, forse troppo. Non che si vogliano nascondere i segreti, ma forse stanno nascendo troppi maghi in miniatura, soprattutto spinti dall'ambizione dei genitori. Invece è necessaria una grande predisposizione naturale, non è uno scherzo». E come la mette con gli allievi? Predica la sincerità e intanto insegna i trucchi dell'illusione? «Ma sono trucchi leali, tutti sanno che esistono e l'abilità, direi l'incentivo dello spettatore è quello di andare all'essenza del gioco di prestigio». Cosa le costa questa passione? «Qualche incomprensione, molto tempo, anche solo per il trucco. Quando entro in scena travestito da vecchia orripilante o da clown impiego due ore per truccarmi. E lo spettacolo finisce in un quarto d'ora». Cerchi che disegnano figure geometriche apparentemente impossibili, i solisti giochi di carte o coi foulards, fiori che appaino e spariscono come d'incanto, palloncini che si trasformano in pupazzi animati. Poi quel trucco antico, ripetuto milioni di volte sui palcoscenici e nelle gallerie delle stazioni: le palline, sotto le tre campane di ferro, sembrano diventare più grandi o rimpicciolirsi, mentre l'attenzione dello spettatore non riesce a cogliere l'attimo dell'inganno. «E' un gioco difficilissimo, oc_ corre una grande abilità manuale» spiega il mago Sales, confessando di non essere ancora in grado di eseguirlo al meglio. Del resto era la specialità del maestro spirituale, il futuro santo ancora Giovannisno Bosco: «Pare fosse incredibilmente bravo, la gente si fermava a guardarlo e lui parlava alla gente. Vorrei riuscirci anch'io. Nel gioco certo, ma soprattutto nel resto». r. n.

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