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 E dal messale sbucò il coniglio
La Stampa   Venerdì, 16 Febbraio 1996 00:00
 
«Sai, mago, credevo che i tuoi serpenti erano veri». «Mago, sei fortissimo». Scontato successo di un illusionista all'opera tra i bambini di una materna? Qualcosa di più. Perché l'illusionista in questione, ieri alla scuola «Helen Keller» di Mirafiori Sud, è anche un pedagogo. Un tipo che ci sa fare, insomma, con i piccoli. Un professionista su due fronti. Ma non basta. A sorpresa, sotto il cilindro turchino a stelline d'oro c'è anche un prete. Negli ambienti «magici» dell'intero pianeta Mago Sales è una celebrità. Il suo nome evidenzia il «marchio di fabbrica», dal momento che don Silvio Mantelli, 52 anni, capelli bianchi, occhialini rotondi, un sorriso largo così che ipnotizza, è un salesiano. Un prete che nelle, sue prediche sfrutta il linguaggio simbolico dei giochi di prestigio per far capire i valori umani e cristiani. A suo modo, don Mantelli è un missionario: la fantasia è il suo principale mezzo di conversione, in ogni angolo di mondo e specialmente qui, tra i bambini e i ragazzi, nelle scuole e negli oratori (soprattutto di Lombardia e Veneto, più organizzati che in Piemonte). Ma la fantasia «venduta» nei suoi spettacoli è anche il mezzo per aiutare concretamente le vere missioni. «Appena raccolgo un po' di soldi vado a portarli in Asia o in Africa. E vado a divertire anche là», dice il mago mentre fa i bagagli nell'asilo di via Podgora, attorniato da bimbetti che proprio non lo vogliono vedere andar via. Inevitabile domandargli come concilia l'essere sacerdote con l'essere illusionista. «Niente di più facile. Don Bosco ha detto: noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri. L'allegria è una medicina, un toccasana». E poi anche don Bosco eseguiva i giochi di magia imparati dai saltimbanchi nelle fiere. Don Silvio - tra i migliori illusionisti italiani - a Torino ha fondato due anni fa una scuola di magia nell'Oratorio Michele Rua, al 37 di via Paisiello: l'arte della prestidigitazione, ovvero del trucco e dell'«imbroglio». Insegna tra uno spettacolo e l'altro (duecento l'anno, ormai), tra una tournée e l'altra nel Terzo Mondo. «Ma l'anno prossimo voglio fonda re un'Università della Magia stabile, con l'aiuto di qualche collaboratore - spiega, illustrando la sua filosofia -. L'importante per me è divertire il pubblico. La maggior parte dei maghi, invece, vuol fare "meraviglie", che è un'altra cosa. Non basta l'abilità delle mani. Serve intelligenza per saper davvero comunicare». Una curiosità. Il suo primo allievo è stato Renzo Brachetti, in arte Arturo, compagno di seminario, prete mancato. «Ci vediamo sovente - dice don Mantelli - è lui che mi fa i costumi». Il 29 febbraio mago Sales vola in india. «In aprile sarò a Calcutta, da madre Teresa. L'estate prossima dovrei andare in Vietnam». E' già stato in Brasile, Bolivia, Kenya, Nuova Guinea, Cina, Perù. «In Madagascar mi hanno rubato le valigie con i giochi e ho dovuto arrangiarmi». Prima di partire per l'India (subito dopo ci sarà anche un giro in Sud Africa) l'incantatore di bambini don Mantelli deve affrontare la seconda parte del Carnevale. Per altre 15 volte si trasformerà in Mago Merluzzo, clown Sbrendola, fattucchiere arabo. [m. t. m.]

E dal messale sbucò il coniglio

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