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 Abracadabra: un mago in missione speciale
popoli e missione   Venerdì, 01 Dicembre 1995 00:00
 
La violenza sui bambini? Accadeva già venti secoli fa in Giudea e in chissà quanti altri luoghi. Accade, giacché il silenzio degli innocenti è un atto d'accusa per tanti. E allora si pensa che sia meglio farli tacere. È una difesa orrenda, ma praticata. L' augurio è che il Natale dia la parola ai bambini. E a Natale, infatti, che il Verbo si fa Bambino. Si fa chiamare mago Sales ma in realtà è don Silvio Mantelli, un prete che ha scelto di mettere in pratica i principi di don Bosco portando in terre lontane giochi di prestigio, illusioni e spettacoli di animazione. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo: è un signore di mezza età dai buffi occhialetti tondi che, sotto i travestimenti più diversi, si esibisce in giro per il mondo. Dopo aver lavorato a lungo in Italia, ha messo in valigia trucchi, costumi, bacchetta magica e cilindro ed è partito per portare il suo spettacolo nei Paesi più diversi: Bolivia, Brasile, Cina, Nigeria, Kenya, Madagascar, Filippine, Indonesia. Prossimamente sarà in India e in Vietnam. Don Silvio finanzia i suoi spettacoli in terra di missione unicamente attraverso le sue esibizioni in Italia. «Anche attraverso il gioco si può essere missionari, incontrando e facendo sorridere i bimbi di tutto il mondo, soprattutto di Paesi dalla sofferta situazione sociale», ammette don Silvio. Le sue sono parole magiche non perché fuori dall'ordinario ma perché dotate del potere di donare un pizzico di felicità a chi ogni giorno sperimenta la sofferenza; potenza della magia che, se non annulla disagi e disgrazie, ne fa dimenticare, almeno per un attimo, il triste sapore. Ovunque è stato accolto con grande gioia e simpatia, ma soprattutto dal sorriso divertito dei più piccoli. In molti posti ha visto in faccia la disperazione del Terzo Mondo. È successo, per esempio, in Nigeria, dove si è fermato in città enormi, veri e propri serbatoi di alienazione. È successo in Brasile, fra i malati di lebbra. È successo nelle Filippine, nelle comunità dei narcocenter delle grandi metropoli, nei villaggi montani del Nord con le risaie a terrazzo, lungo le spiagge delle isole del Sud. «Ricordo, in particolare» dice don Silvio, «uno spettacolo a San Fernando, a Nord di Manila, nella grande isola di Luzon. Qui il vulcano Pinatubo ha lasciato ampie tracce del suo cammino devastante. E tuttora continua a far danni, trascinando a valle fango e detriti vari. Così ho dovuto spostare il mio spettacolo al secondo piano di un ampio caseggiato. Strano a dirsi, ma i giovani spettatori non sembravano affatto spaventati dall'acqua alta che ormai stagnava al piano terra. Piuttosto erano sbalorditi dai miei giochi di prestigio». Poi don Silvio, sull'onda un po' malinconica dei ricordi, racconta ancora: «Di esperienze ne ho avute tante; in Perù, ad esempio i campesinos mi hanno accompagnato nel corso dei miei spettacoli per timore che i terroristi di Sendero luminoso mi aggredissero. In Madagascar mi hanno rubato le valigie con dentro tutti i giochi, così ho dovuto improvvisare nuovi trucchi. In un villaggio del centro Africa il re ha voluto assistere in prima fila al mio spettacolo, circondato da tutte le sue mogli e il Vescovo di un'isola dell'Indonesia ha preteso addirittura che prima di partire gli lasciassi tutti i giochi per ripetere lui stesso le mie magie. Ma il ricordo forse più toccante è l'incontro, nell'estate del 1993, con un malato di lebbra in Brasile, nel grande ospedale giardino di Campogrande. Il suo nome era Lino Villachà. Allora la lebbra lo aveva praticamente distrutto: aveva perso gli arti inferiori, gli erano state amputate le mani e in quell'anno era diventato muto. Con tutto ciò non aveva perso il coraggio e la gioia di vivere e volle essere sistemato in prima fila insieme ai bimbi per assistere al mio spettacolo. Oggi Lino non c'è più, ma a me resta una poesia meravigliosa scritta da un piccolo spettatore, un bambino abbandonato dai propri genitori perché lebbroso, in cui si parla di lui. È come se l'avessero scritta insieme, c'è una parte di Lino che continua a vivere grazie a questa poesia. Ecco, sono queste le esperienze che mi autorizzano a credere che anch'io, a modo mio, porto avanti ogni giorno una importante missione».Don Silvio, in arte Mago Sales, con la sua esperienza per molti versi fuori dal comune dimostra quotidianamente che sono tante le strade per essere oggi missionari; molte di queste restano spesso intentate: a ciascuno di noi il compito di trovare la propria. Francesca Soccorsi

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