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 Mi piace fare scherzi da prete
Gente   Giovedì, 31 Marzo 2005 00:00
 
Potrebbe essere ricco e famoso, un personaggio dello spettacolo in grado di raccogliere gloria e applausi nei teatri e alla televisione. Il mitico The Magic Circle di Londra, la Mecca degli illusionisti internazionali, gli ha conferito la Tessera d'Argento, una specie di laurea in magia riservata a pochissimi professionisti. Ma per il Mago Sales gloria, fama, lussi e vita mondana non hanno alcun significato: il suo vero nome è infatti don Silvio Mantelli e di professione fa il sacerdote col talento per la magia. Da anni questo prete illusionista gira il mondo facendo spettacoli con un solo obiettivo: far sorridere i bambini poveri. «Poveri perché ammalati, orfani, abbandonati, condannati a morte precoce», dice. «La mia più grande gioia è tornare a casa la sera con il cuore pieno dei sorrisi di questi bambini. Non c'è ricchezza più grande al mondo». Ride, don Silvio, e il suo volto si illumina. Irradia un senso di bontà che colpisce. La sua storia è talmente straordinaria che pare uscita da un romanzo e fa di lui un personaggio unico. «Sono un mago in grado di fare scherzi da prete», dice divertito. «II mio nome d'arte, Sales, sta per Salesiano. Sono infatti un religioso della Congregazione dei salesiani, fondata da San Giovanni Bosco. Nel 1973 sono stato ordinato sacerdote. Ho scelto di svolgere il mio apostolato facendo anche il mago proprio per imitare don Bosco. Egli, infatti, per poter avvicinare i giovani e toglierli dalla strada, si serviva della sua abilità di prestigiatore e di funambolo. In questo modo conquistava la loro fiducia». Don Silvio vive a Torino, dove è nato 60 anni fa. Ma in realtà è cittadino del mondo. «Faccio una media di 250 spettacoli l'anno», spiega. «Sono stato In Brasile, Bolivia, Madagascar, Cina, Filippine, India, Stati Uniti, Sud Africa, Nepal, Antille, Albania, Etiopia, Sudan, Somalia e In molti altri Paesi. Ho portato la magia in mezzo alla guerra, nei campi profughi, nei lebbrosari, tra le baraccopoli. Non si riesce neppure a immaginare quanti bambini hanno bisogno di sorridere. Ma per realizzare una vera magia non basta solo la fantasia. Servono aiuti concreti, cibo e acqua, case, scuole, ospedali. Ecco perché mi esibisco molto anche nei Paesi ricchi. Infatti, le opere che ho realizzato nel Terzo Mondo e che mantengo vive, sono state rese possibili dai bambini dei Paesi ricchi che vengono ai miei spettacoli e che, con i loro genitori, sostengono generosamente i miei progetti». A Torino, don Silvio ha fondato una Associazione che si chiama Fondazione Mago Sales, attraverso la quale gestisce le sue innumerevoli iniziative benefiche nei Paesi poveri. Mentre don Silvio racconta, le sue mani non stanno ferme un istante. Ecco che mescola un mazzo di carte, ne prende una, la fa sparire per poi afferrarla nell'aria, come se si fosse materializzata in quell'attimo. «Maghi si nasce», dice. «Io ho scoperto questa mia attitudine quando ero piccolo. Ero molto timido e, forse, proprio per reagire, mi creavo un mondo di fantasia in cui stavo bene. Ovviamente, per trasformare una attitudine in talento, ci vuole un'occasione. Che arrivò da un amico, Francesco Corradi, un taxista che scriveva poesie, suonava la chitarra e faceva giochi di prestigio con le carte. Mi trasmise la sua passione per il gioco dello scopone, insegnandomi alcuni basilari trucchi. In poche parole, mi insegnò a barare. Facevamo coppia fissa nei bar del quartiere. La vincita era a volte la sola consumazione, ma la gioia di riuscire era davvero immensa. «In seguito, ebbi la fortuna di conoscere un grande prestigiatore: il mago Renato Bustelli, un vero mito. Tra il 1925 e il '55 era stato il più famoso in Europa. Già prima della Seconda guerra mondiale, incassava un milione di lire a serata. Aveva uno spettacolo meraviglioso, con le ballerine, gli elefanti e le fontane d'acqua. Fu proprio lui a regalarmi i primi giochi e mi insegnò alcune tecniche che non ho mai dimenticato. «Purtroppo, nell'ambito della Congregazione alla quale appartengo, il fatto che io sia diventato un illusionista non è stato accolto troppo bene», dice don SiIvio, con un'ombra di amarezza sul volto. «Sono sempre stato osteggiato. Anche perché negli anni 70, soprattutto a Torino, era in voga la magia nera. I miei superiori temevano che io, sacerdote e religioso, fossi confuso con coloro che la praticavano. Lungo il mio cammino, però, ho anche trovato tante persone che mi hanno sostenuto. Missionari, gente comune, personaggi famosi. Chi mi ha incoraggiato più di ogni altro è stata Madre Teresa di Calcutta. Lei si è subito entusiasmata per il mio lavoro: ha capito che con i giochi portavo il sorriso. Io scherzosamente la chiamavo il mio manager in India. Infatti, mi scriveva su dei bigliettini gli indirizzi degli istituti dove andare a fare gli spettacoli. Ne facevo anche sei in un giorno solo. Per spostarmi velocemente nel traffico di Calcutta, Madre Teresa mi aveva messo a disposizione la sua ambulanza. Quel mezzo era così rispettato da tutti che al suo passaggio anche le mucche si spostavano..». Don Silvio sfoglia le pagine di un atlante geografico. Ha l'espressione di chi guarda un album di ricordi. «Feci Il mio primo viaggio nel 1993. Andai in un lebbrosario a Sao Juliao, nel Mato Grosso, in Brasile. C'erano molti bambini ammalati In quel lebbrosario. Uno di loro, che si chiamava Paolino, mi chiese di fare una magia per lui: di guarirlo per poter ritornare con la sua famiglia in quanto, dopo che aveva contratto la lebbra, lo avevano abbandonato. «Rimasi molto scosso da quella richiesta disarmante. Così, tornato in Italia, mi diedi da fare con altri maghi per raccogliere dei soldi, attraverso un grande spettacolo, per cercare di aiutare i bambini di quel lebbrosario. E il primo a guarire fu proprio Paolino, che ora sta bene e si è sposato. Sono passati tanti anni e da allora ho rallegrato migliaia di bambini. Sono riuscito a dare anche molti aiuti concreti. Oggi la mia Fondazione è operativa nelle missioni di 25 Paesi nel mondo. «Però tante terribili realtà che ho visto continuano a esistere. In Pakistan c'è la piaga dei bimbi venduti come schiavi a mille dollari l'uno. Ricordo di una nave che ne conteneva 2 mila. In Sudan, i ragazzi vengono utilizzati per ripulire i campi minati e molti di loro muoiono dilaniati dalle mine o restano mutilati per sempre. Sono problemi enormi, forse irrisolvibili. Ma a volte, nelle situazioni più disperate, un sorriso è davvero una magia. Spesso mi hanno detto che ho fatto ridere dei bimbi che non lo facevano ormai da anni. Può sembrare poco, ma non lo è dove c'è solo disperazione». Mentre parla, don Silvio Mantelli cammina per la stanza, satura di libri fino al soffitto. Sono tutti volumi che hanno a che fare con la magia. «Credo di possedere la più ricca biblioteca di volumi sull'illusionismo che ci sia in Europa», afferma. «Per diventare un professionista serio, ho dovuto studiare molto. Ho avuto l'aiuto di grandi maestri, ma ho anche letto tutto il possibile su questa arte che è anche scienza. Mi piacerebbe poter trasmettere a degli allievi il patrimonio professionale che ho acquisito in tutti questi anni. Qualcuno dovrà pur continuare la mia missione». In realtà, il Mago Sales ha già avuto un allievo particolarmente dotato. Si chiama Arturo Brachetti ed è oggi riconosciuto da tutti come 11 più grande trasformista del mondo. «Lo conobbi nel 1980. Era un ragazzo smilzo, timido, dava l'idea di essere "fuori dal tempo". Studiava in un nostro istituto salesiano. Mi resi conto che aveva quelle doti naturali che potevano farlo diventare un grande illusionista. Gli insegnai i primi trucchi e si appassionò. Il resto lo ha fatto da solo. È una persona dal cuore d'oro, che mi aiuta nella mia missione per i bambini poveri». Nicola Allegri

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