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 La solidarietà può essere "magica"
Popoli   Martedì, 01 Febbraio 2000 00:00
 
La solidarietà può essere "magica" Don Silvio Mantelli, in arteMago Sales, è un sacerdotecon la passione per i giochi diprestigio. Gira l'Italia con il suospettacolo e i soldi cheraccoglie, li dona alle missioni.Dal Brasile all'Uganda,all'India: la speranza nasceda un..."trucco". No, mago Merlino non c'entra. E neppure Cagliostro. Don Silvio Mantelli, in arte Mago Sales, è un sacerdote vero, un salesiano autentico. Ma la passione per la magia se la porta dentro fin da bambino. Magia buona, quella che si chiama magia, ma in realtà è abilità, gioco veloce di mani, illusione, trucchi. Quella che fa divertire grandi e bambini e con il divertimento fa pensare. E magari suscita solidarietà verso chi non ha nulla o è malato. Insomma, niente voodoo, niente macumbe. Ma solo la voglia di stupire e far riflettere. Ovviamente con l'approvazione dei superiori. E, certamente, anche di don Bosco un appassionato "mago" che, con i giochi di prestigio, incantava e intratteneva i bambini. Per don Silvio l'incontro con la magia avviene presto. «Avrò avuto sì e no 14 anni - ricorda - e mi divertivo a seguire un amico, che girava per le osterie cantando e facendo giochi di carte. Era molto abile a barare. Non è che vincesse molto: riusciva a scroccare qualche consumazione gratis o poco di più. Quei giochi mi piacevano, i suoi trucchi mi appassionavano. Gli chiesi di insegnarmeli. E lui lo fece». Poi gli capita in mano un libro di prestidigitazione. Lo legge, cercando di carpire tutti i trucchi. «Non so cantare - osserva - né giocare a pallone, ma ho imparato presto a dire le bugie, per questo motivo so fare il mago. La verità è che sono molto timido e in questo modo ho capito che sarei riuscito a esprimermi». Ma la passione scema un po' con il passare del tempo. Abbandona i giochi e i trucchi. Ha qualcosa di più importante dentro il cuore: il giovane Silvio sente la chiamata di Dio. A 19 anni entra in seminario. Gli studi lo assorbono completamente: dopo il liceo frequenta la facoltà di psicologia e poi quella di teologia (laureandosi in entrambe le discipline). Il caso vuole che sulla sua strada incontri di nuovo alcuni prestigiatori con i quali fa amicizia. La vecchia passione torna a «infiammarlo». Cerca di imparare nuovi giochi, e si esercita continuamente. I suoi superiori all'inizio non prendono bene la cosa. «Non posso certo fargliene una colpa - ricorda don Silvio -: era inusuale che in seminario qualcuno facesse giochi di prestigio. Ma presto cambiarono idea. Feci loro conoscere i miei amici prestigiatori e feci capire che non c'era nulla di male nei nostri giochi, anzi c'era solo da divertirsi. Se all'inizio erano scettici, poi si convinsero al punto tale che mi permisero di fare un primo spettacolo addirittura nel seminario di Foglizzo, dove stavo completando i miei studi». Da quel momento la magia non lo lascia più. Don Silvio diventa tutt'uno con il Mago Sales. Dovunque vada la sua passione lo segue. Negli oratori del Canavese, di Cuneo, di Napoli. Intrattiene i ragazzi e insegna loro l'arte dei prestigiatori. E i ragazzi si appassionano. Nascono i primi gruppi di maghi. «I gruppi che ho costituito negli anni - osserva orgoglioso -, sono sopravvissuti tutti. E questo mi fa piacere. Qualcuno dice che potrebbe esserci contraddizione fra la vocazione sacerdotale e la mia attività di mago. Io credo di no. Penso che non sia giusto essere confinati a un solo ruolo: essere prete è un dono di Dio e noi lo esprimiamo attraverso diverse realtà. Così come uno è uomo o donna, padre o madre. L'importante è fare le cose con spirito di appartenenza». Da qualche anno ha creato all'oratorio salesiano Michele Rua a Torino un centro nel quale funzionano un teatro, una scuola, un punto vendita di giochi di prestigio e un giornalino Sim Sales Bim. «Nel centro lavorano tre persone - spiega don Silvio - che mi danno una mano a gestire tutte le attività. Il centro è anche un punto di ritrovo dei maghi. Ci incontriamo ogni giovedì sera. E un momento importante: ci scambiamo idee, trucchi, senza mai dimenticare l'aspetto religioso. Io sono diventato il loro punto di riferimento spirituale». Don Silvio è sempre in giro per l'Italia. Lo chiamano oratori, teatri, ospedali, scuole. Lui non si nega. E il suo carnet di appuntamenti è lunghissimo. I suoi più accaniti fan sono i bambini. «Mi piace stare con loro - ammette don Silvio -, ma i miei spettacoli piacciono anche agli adulti. Si può dire che il mio è uno show per famiglie». È nell'intervallo dei suoi spettacoli che don Silvio fa la magia più grande: «All'intervallo lancio il mio appello: "Fate questa magia per i bambini del mondo, bastano mille lire al giorno". E le offerte immancabilmente arrivano. Vede, la gente non è fredda e indifferente, come si vuol far credere. Anzi, dona con piacere. A patto che abbia la certezza che i soldi non siano sprecati». Don Silvio questo lo garantisce. I soldi che raccoglie (più di 400 milioni l'anno) vengono indirizzati a progetti concreti nelle missioni, in modo particolare alle adozioni a distanza. Ogni anno poi don Silvio porta le somme in missione: Filippine, India, Cambogia, Uganda, Kenya, Brasile, Colombia. E per il mago Sales è un'occasione per far divertire anche i bambini di quei Paesi. «Dai bambini imparo moltissimo - ammette - e, anche quando la lingua ci divide, io ho dalla mia parte la magia, che è uno strumento efficacissimo attraverso il quale parlare al loro cuore e mettermi in comunicazione con loro». Molti di essi si appassionano e, come in Uganda, a loro volta diventano piccoli maghi che portano in giro solidarietà e serenità. Nel suo girovagare per le missioni, don Silvio ha fatto mille incontri. Tra di essi il più toccante è stato quello con madre Teresa. «Le portavo le offerte di una scuola di Como - ricorda -, le chiesi di poter fare uno spettacolo nella sua comunità a Calcutta. Accettò di buon grado e durante lo spettacolo si divertì moltissimo. Da quel momento diventò la mia migliore agente in Asia. Mi procurava spettacoli e io portavo loro le offerte che riuscivo a raccogliere». «Nei miei spettacoli mi diverto - conclude - ed entro in sintonia con gli altri. Ma un giorno potrei anche abbandonare tutto, non è importante. L'importante è poter aiutare la gente». Enrico Casale

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