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 Scherzi da prete
Specchio   Sabato, 29 Aprile 2000 00:00
 
Scherzi da prete Sacerdote e prestigiatore per aiutare il prossimo. Don Silvio Mantelli, in arte Mago Sales,è un religioso torinese che ha messo il suo talento di illusionista al servizio delle missioni. Dal Vietnam alla Nigeria, all'India: un viaggio intorno al mondo nel segno della speranza. Uno degli scenari più insoliti per i giochi di prestigio dei Mago Sales: un monastero buddista a Phnom Pehn. «La magia annulla ogni forma di differenza sociale o religiosa». ESSERE PRETI TRISTI NON HA SENSO. LO DICEVA anche Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri». È la risposta di Don Silvio Mantelli, noto ai bambini di mezzo mondo come Mago Sales, alla scontata ma inevitabile domanda, se si senta più sacerdote o più mago. Una doppia vocazione, concretizzata nell'Associazione Mago Sales (www.sales.it), che da Torino lo porta in giro per il mondo, coniugando concreti progetti di solidarietà a lunga durata con pirotecnici spettacoli di un'ora dove dà fondo a tutti i trucchi del mestiere. Quello di mago, s'intende. La sua prima vocazione. «Ho cominciato da ragazzo, a Torino, quando ancora non pensavo a diventare prete. Avevo un conoscente che girava nelle osterie a fare giochi di carte e suonare la chitarra. Lo accompagnavo e mi ha insegnato a barare. Poi mi è capitato tra le mani un libro di prestidigitazione e l'ho studiato. Non so cantare, non so giocare a pallone, ma ho imparato a dire bugie, per questo so fare il mago. La verità, però, è che sono molto timido, in questo modo riesco a esprimermi». Poi, «Dio mi ha chiamato. E' 27 anni che sono prete, ho preso Messa nel '73». Oggi don Silvio è un illusionista professionista,uno tra i pochi in Italia, ma anche un sacerdote colto. Studi dai salesiani, ovviamente, due lauree, in pedagogia e in teologia. «Non credo sia giusto rimanere confinati a un ruolo: essere prete è un dono di Dio e noi lo esprimiamo attraverso diverse realtà, così come uno èpadre, madre ma anche uomo, donna. L'importante è fare le cose con spirito di appartenenza».Tutti i progetti e le iniziative di don Silvio hanno un cuore torinese, l'Oratorio Salesiano Rua, dove funzionano un teatro, una scuola, un punto vendita dei giochi di prestigio che il sacerdote compra in giro per il mondo e dove viene stampato il giornalino bimestrale Sim SalesBin. Ma in sede lui ci sta poco: gira l'Italia - ospedali, scuole, feste - e il mondo. «La magia è un ottimo mezzo per stabilire un contatto. Mi chiamano soprattutto le parrocchie, ma anche gli oratori, i teatri. Nell'intervallo dello spettacolo lancio il mio appello: "Fate questa magia per i bimbi del mondo, bastano mille lire al gíorno". Abbiamo più di 4 mila persone che ci aiutano - la gente non è affatto indifferente come si dice - e seguiamo diversi progetti, tra i quali le adozioni a distanza; molto importanti perché permettono di aiutare davvero i bambini senza strapparli alle loro case e di offrire a questi Paesi una risorsa in più, una persona preparata su cui poter contare domani. Nel giro di nemmeno due anni ne abbiamo avviate cinquecento, ma è un lavoro da seguire. Allora vado giù, faccio uno spettacolo e intanto vedo come vanno le cose». Filippine, India, Cambogia, Vietnam, Uganda, Kenya, Madagascar, Salvador, Brasile, Colombia. Prossimamente, a giugno, Somalia e Sudan. Ogni Paese un incontro, un progetto, un'idea. «Nel '93, in Brasile, facevo spettacolo in un lebbrosario e questo bimbo, Paulinho, mi chiede di fare una magia su di lui, di far sparire la lebbra. Tornati in Italia abbiamo raccolto dei fondi, con l'aiuto di tanti colleghi, abbiamo attrezzato un ospedale e il primo a essere guarito è stato lui. Imparo molto dai bambini: per loro non esiste finzione, è tutto vero». Insieme ai bambini il Mago Sales ha appreso anche quel po' d'inglese che gli serve per i suoi spettacoli. «In realtà la parola non è così importante, perché funziona più sulla musica, sul linguaggio dei gesti. Si gioca insieme, la comunicazione è diretta. Ma ai miei tempi si studiava il francese e io d'inglese non sapevo nulla. Così, sono stato due mesi a Londra, dai salesiani. Mi sono messo alla scuola dei bimbi perché sono quelli che ti insegnano di più. Sono piccoli, sanno magari dire solo cento parole, ma sono quelle essenziali. Se le impari comunichi con loro ma anche con i grandi». Tra i progetti seguiti in questo momento dall'associazione ci sono la costruzione di una casetta per orfani in Kenya e una centrale idroelettrica in Bolivia. Una rete di interventi sempre appoggiata all'opera dei missionari locali e sempre accompagnata dall'apparizione del Mago Sales. «Gli spettacoli li faccio perché mi piacciono. Innanzitutto mi diverto io, ma così entro anche in sintonia con gli altri. A un certo punto forse pianterò lì, non è una cosa essenziale, l'essenziale è aiutare il prossimo». Per il Mago Sales i giochi di prestigio sono un passaporto per incontri emozionanti, un modo per dare speranza e gioia. «In Uganda ho lasciato metà dei miei giochi a dei ragazzi che si pagano gli studi organizzando spettacoli. Hanno messo su una banda, con strumenti scassatissimi, girano le feste, i matrimoni, guadagnano qualcosa. Ora vorrebbero aggiungere dei numeri di magia e acrobazie. Avrebbero anche bisogno di strumenti migliori, però. Dovrò trovare il modo di procurarglieli. E lì va già bene, hanno da mangiare a sufficienza. L'inferno è la periferia di Nairobi, dove il 90 per cento dei bimbi nasce con l'Aids. Facevo dei giochi di prestigio tagliando una carota e a loro interessava solo impadronirsi del pezzetto che volava via. Erano affamati». Dal Kenya alla Nigeria: «Un vescovo si era talmente appassionato che mi faceva da impresario. Mi diceva adesso andiamo lì, andiamo là, mi portava in giro nella foresta, si sedeva in prima fila, con tutti i bimbi attorno. Prima di diventare prete era un capo tribù: lui mi ha regalato il suo scettro, io i miei giochi». E fra tutti gli incontri, il più emozionante, quello con Madre Teresa. «Le ho chiesto se potevo organizzare uno spettacolo. Mi ha detto "Sì sì, mi divertirò anch'io come una bimba, perché di fronte a Dio siamo tutti uguali". Nella casa madre, a Calcutta, le suore sono come formiche; non hanno stanze e dormono lungo le scale, di notte non si gira. Si sono riversate tutte in questo piccolo cortiletto e Madre Teresa era lì, tra loro. Portavo le offerte di una scuola materna vicino a Como: una bimba aveva raccolto il denaro dalle amiche, per mandarlo in India, e me l'aveva affidato. Ho preso i soldi, li ho nascosti dentro un attrezzo di scena e da lì facevo saltare fuori i dollari, 500 in tutto. Madre Teresa poi ci ha scritto che erano serviti per aiutare due bambini della Città della gioia». Piccole magie in un mondo brutale. «In Pakistan i bambini vengono venduti come schiavi. Sono i loro genitori a farlo, perché non riescono a pagare i debiti e non hanno nemmeno i soldi sufficienti a comprare i semi per far crescere qualcosa. E' un mercato, si tratta al bar. Mi hanno detto che dal porto di Karachi ogni mese parte una nave carica di bambini, li mandano negli Emirati Arabi. E in Sudan i bambini vengono comprati per 50 dollari e mandati a far saltare le mine. Si può fare pochissimo, solo ricomprarli, offrendo di più. A Bombay ci sono due salesiani indiani che lo fanno. Li riscattano, li ospitano nell'istituto salesiano, cercano i loro genitori e li fanno incontrare. Ho fatto uno spettacolo lì, erano tutti seduti per terra, sotto un portico. Quando ho finito si sono stesi e si sono addormentati: era la loro camera da letto. Tutto il mondo è una grande possibilità di incontro, di aiuto. È questa la vera magia». Carla Reschia

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