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 Mago Sales
Savio Time   Lunedì, 01 Dicembre 1997 00:00
 
Mago Sales Amicissimi!, Mago Sales ci ha dato un bel po' di filo da torcere coi suoi mille travestimenti... messicano, pirata, fantasma, domatore di leoni, clown... e con i suoi cento divertentissimi trucchi; ed è così che solo dopo varie peripezie su e giù per i cinque continenti sempre sulle sue tracce, siamo riusciti a pescarlo nel suo studio, prima che sparisse per un'altra tappa del suo spettacolo. Don Silvio Mantelli, in arte Mago Sales, è un prete salesiano un po' speciale che porta per il mondo giochi di prestigio, illusioni e spettacoli di animazione con i quali aiuta i tantissimi ragazzi che incontra. La sua è una magia un po' speciale, dove fantasia e gioco si fondono insieme con cento trucchi divertenti, che finiscono in mille sorrisi e fanno sentire più liberi. Ci assicura: «Il gioco della magia aiuta moltissimo. L'imparare un gioco di prestigio ed eseguirlo in pubblico aiuta a liberarci da ansia e timidezza, rendendoci più sicuri nei rapporti con gli altri». Don Silvio: mago e prete, come si uniscono le due cose? Cosa viene prima? «Soprattutto il prete e prete salesiano, ci tengo! Il credere in Dio è indispensabile per acquisire e vivere quel senso di umiltà che ti fa grande di fronte al pubblico. L'applauso non è tutto: è solo importante per sentirsi un po' bravo. E poi l'illusionismo aiuta a comunicare più facilmente con i giovani e a trasmettere messaggi positivi. Lo usava anche don Bosco con i suoi ragazzi. - Ed indicandoci il grande volto di don Bosco che troneggia nel suo studio - Poi lui, è il patrono dei maghi!». Come ha iniziato... è così difficile diventare Mago? «Ci vuole molta passione e costanza, come per tutte le cose! Io ho incominciato da ragazzo, nel liceo, quando ancora non pensavo a diventare prete. Avevo un amico che girava nei bar a far giochi di carte e a suonare la chitarra. Fu lui che m'insegnò i suoi trucchi. Imparai tanto in fretta e bene, che feci coppia con lui, guadagnando soldi nei locali che frequentavamo. Poi ho cominciato a leggere libri su trucchi di magia, imparando nuove tecniche e affinando il mestiere. Alla fine, mi mancava solo il pubblico. Poi, nata la vocazione, è venuto anche quello». Di tutti i ragazzi che ha incontrato, i posti che ha visto, gli spettacoli che ha fatto, qual è la cosa che le è rimasta più impressa? «Tutti i ragazzi entrano nel cuore, da quelli delle Ande boliviane e delle favelas brasiliane, a quelli africani, malgasci, filippini e dell'Indonesia. Avventure me ne sono capitate tante: in Perù i campesinos (abitanti del luogo) mi hanno fatto da scorta per evitare che Sendero luminoso potesse aggredirmi; in Madagascar mi hanno rubato le valige dei giochi... e poi ogni spettacolo è speciale. Ma c'è un episodio che mi è rimasto impresso nel cuore, tanto da dare una svolta alla mia "attività" ed alla vita. Mi trovavo in Brasile, alla fine di uno spettacolo mi avvicina un ragazzino, Paolino, che mi chiede: "Tu che sei mago, perché non mi fai guarire da questo brutto male?". Aveva la lebbra da tre anni. Di fronte a quella richiesta, la mia bravura di prestigiatore scomparve. I miei trucchetti non erano più all'altezza dei bisogni reali dei miei piccoli spettatori. Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Poi all'alba, istintivamente mi resi conto che invece qualcosa la potevo fare. Unendo la mia "arte magica" alla generosità d'animo del pubblico, che sempre interveniva numeroso ai miei spettacoli, avrei potuto far guarire Paolino dalla lebbra. Nacque così l'Associazione Mago Sales che oltre a diffondere l'interesse per la magia, cerca di sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi in cui si trovano tanti bambini del mondo e di aiutarli come si può (soprattutto tramite i proventi degli spettacoli e le varie offerte)». Mago Sales ha avuto molte soddisfazioni nei suoi spettacoli. Re e personaggi famosi vi hanno valuto assistere. Con quanto raccoglie, sostiene in vario moda le missioni. A Torino ha fondato una specie di "scuola della magia" dove egli stesso mette a disposizione degli allievi la sua esperienza ed il suo materiale, cercando di trasmettere non solo le tecniche e i trucchi, ma soprattutto di far dare un messaggio attraverso la magia, perché le doti che fanno un prestigiatore oltre che la bravura, sono l'intelligenza e la capacità di gestire bene la propria destrezza. Peppe Rizza

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