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 Il mago della buona novella
Il Cenacolo   Lunedì, 01 Gennaio 2001 00:00
 
Mago Sales si aggira sornione in platea. Non fa in tempo a dire «ho bisogno di un volontario» che subito si alzano almeno 20 manine: «Io, io, no iooo! ». "Sì, lo so bambini, grazie. Questa volta però vorrei uno dei grandi. Ahah... eccoli tutti lì che abbassano la testa e fanno finta di niente...". Nel salone della parrocchia di Santa Giovanna d'Arco, a Torino, piena di bimbi, famiglie, anziani e perfino un bel po' di giovani, questo sabato sera il mattatore è lui, il Mago Sales: mezza età, capelli color neve forse una volta biondi, un po' di pancetta, un improbabile smoking sgargiante di paillettes sopra una t-shirt da ragazzino. Con il sottofondo delle colonne sonore più bizzarre (e con uno scoppiettante basso continuo di autoironia), Mago Sales sgrana giochi a mitraglia: fa sparire, riapparire, folleggiare, mutare e trascolorare guanti e fazzoletti, scialli e palline, tele da ombrello, bottiglie di vino. Accende non si sa come un inquietante falò in cima al suo cilindro. Quasi alla fine dello show, quando ormai tutti pensano che sarebbe troppo bello avere uno zio così, impugna una spada e promette di trapassare da parte a parte, senza farlo scoppiare, un palloncino che ha bloccato in un anello di metallo. Vai con la spada, poi un botto: mannaggia, il mago ha fatto cilecca. Ma non si arrende, vuol riprovare. Ha finito i palloncini, mannaggia di nuovo, e così si mette ad armeggiare nientemeno che con il collo di una giovane volontaria: lo inchiavarda nell'anello, infila la lama e, prodigio, la prova riesce senza una goccia di sangue! Tripudio in sala. Nel frattempo Mago Sales è riuscito a convocare sul palco, per farsi dare una mano nei suoi numeri, almeno una dozzina di bimbi. E qua e là, come se niente fosse, ha fatto passare messaggi che pesano come macigni: «Siete bambini vivaci, ma in certi Paesi ho trovato bambini meno allegri di voi». «Il Giubileo è un anno di liberazione, e allora perché, quest'anno, non liberare dalla povertà anche un bambino del Sud del mondo con l'adozione a distanza?». UN RAGAZZO VELOCE CON LE CARTE Quarant'anni fa, sempre a Torino. Niente parrocchia, questa volta, ma un tavolo di bar dove un ragazzo fanatico di trucchi e di teatro, classe 1944, gioca a carte in coppia con il suo maestro d'arte. Il maestro è un taxista, il ragazzo si chiama Silvio, Silvio Mantelli, che oggi confessa: «In palio c'erano quelle che nel 2000 si chiamano "consumazioni", e noi le vincevamo, barando...». Al liceo Silvio decide di farsi salesiano ed entra in noviziato. Ma continua a coltivare quello che in dialetto chiama il suo "balìn ", il pallino della magia ("c'è qualcuno che usa anche il termine carisma..."). Senza farsi tanta réclame. Perché sì, lo sanno tutti, san Giovanni Bosco con i giochi di prestigio ci sapeva fare, e non sminuisce la sua grandezza ammettere che qualche suo piccolo "miracolo" come le moltiplicazioni di castagne e qualche piccola "divinazione" si trovano nel repertorio dei prestigiatori di ogni tempo. Ma negli anni di Silvio Mantelli, c'era chi faceva ancora un po' di fatica a distinguere fra pratiche esoteriche e virtuosismi con conigli, bacchetta magica e cilindro. Intanto, Silvio viene ordinato sacerdote, si laurea in pedagogia, fa servizio in un oratorio e in un convitto a Cuneo. Poi, nel 1993, la svolta: con il permesso dei superiori può partire per la sua prima tournée di magia in Brasile. Da allora, per decine di migliaia di ragazzi e bambini di almeno 30 Paesi del mondo don Silvio sarà soltanto il Mago Sales. NELL'ANTRO DI MERLINO La tana del Merlino salesiano è rimasta a Torino, nella cittadella dell'oratorio "Michele Rua". Dopo sei rampe di scale in un anonimo palazzo in "stile istituto", ti si spalanca davanti, all'improvviso, un bizzarro "Museo dell'arte magica": ferri del mestiere, un manichino di donna sostenuto in levitazione da una "magica" scopa, manifesti d'epoca che tramandano le gesta di famosi illusionisti. E la macchina a scomparti per "segare a pezzi" intrepide vallette, macchina della quale è lo stesso Mago Sales a svelarti subito il segreto. Per i curiosi: il trucco sta in uno spazio ben mimetizzato, in cui la valletta può rattrappirsi e lasciar scorrere senza danni le lamine di metallo. Un caffè nella "Sala bar del Mago Truschino", lì accanto, un'occhiata alla bottega di magia "L'oca nel cilindro", ed eccoci nello studio del prestigiatore, dove i ferri del mestiere si litigano lo spazio con colorati cimeli dalle terre di missione (ma cinque metri di pelle di pitone e un grosso guscio di tartaruga fanno bella mostra di sé pure sulle pareti della sala bar). Il Mago Sales, in questi giorni di dicembre, è appena tornato da un viaggio in Brasile e in Argentina, dove ha raggiunto la Terra del Fuoco. Prima era volato in un Paese allo sbando, la Somalia: il suo uditorio, i piccoli ospiti di un orfanotrofio di Mogadiscio, tenuto in piedi da tre missionarie della Consolata. In queste sere, invece, dà spettacolo nelle parrocchie. Del suo pubblico preferito racconta: «In Sudamerica i bambini sono più calienti, anche se i più timidi sono quelli che vivono sulle Ande, a 4000 metri. In Oriente devi stare attento, per la loro cultura non puoi permetterti di prendere in giro un bambino davanti ai compagni, si vergogna troppo. E in Cambogia guai a mettergli la mano sul capo, laggiù è un segno di spregio». E i ragazzini d'Italia? «Sono... pochi! Parli con la scuola, ti dicono che avrai davanti 40 bambini. Una classe, dici tu, e invece no, è la scuola... Ma poi si divertono come tutti i bimbi del mondo. Ogni tanto le maestre scelgono per il palco quelli più "intelligenti" o più "bravi", ma non è detto che siano loro i migliori in scena». Più complicato, invece, conquistare gli adolescenti: «Per loro ci vuole la musica, il ballo, e la ribalta non gli piace molto: si sentono goffi e si vergognano a essere spontanei, anche perché gli sta cambiando la voce». PICCOLI-GRANDI PRODIGI Dal pubblico al suo incantatore: ma chi è il Mago Sales sotto il travestimento di smoking e di cilindro? «Io di me dico che sono un prete che f a il mago», risponde lui, e spiega: «L'essere è un dono di Dio, ma poi viene il far vivere i doni che ci ha regalato, senza subire il mondo e la vita, ma dimostrando al nostro prossimo che sappiamo accoglierli con gioia. Così credo che il divertimento e il sorriso siano anche mezzi di guarigione, di buona terapia E così, nel `97, in nove abbiamo fondato un'associazione, l'Associazione Mago Sales, per diffondere il nostro interesse per l'animazione e per il teatro, anche di strada». Già, la strada. Quella stessa strada dove ha iniziato e continua a lavorare un illusionista che, dice entusiasta Mago Sales, «sta soppiantando" perfino il mago dei maghi David Copperfield». Si chiama David Blaine, e alla fi ne di novembre lo abbiamo visto tutti trascorrere ore da record, a torso nudo e con un berretto in testa, chiuso in un blocco di ghiaccio in piena Times Square, a New York. Un anno fa questo moderno Houdinì era vissuto per una settimana "in vetrina", dentro un sarcofago di plexiglas sotto l'asfalto di Manhattan. Performance paranormali? «No, anche lì c'è trucco, c'è il teatro. Ma che potere hanno la "finzione" e la "recita" di trasformarsi in realtà, in identificazione!». Durante uno spettacolo il Mago Sales ha conosciuto Copperfield, conosce Silvan: «Grandi tutti e due, ma anche divi». E uno dei suoi allievi è Arturo Brachetti, il trasformista. Mago Sales lo conobbe quando era un ragazzino di quarta ginnasio in seminario (il padre lo voleva prete), e racconta che in un mese Arturo aveva imparato da lui tutto quello che c'era da imparare. Oggi si esibisce a Parigi, riempiendo sale da 2.500 posti. Uno dei personaggi in cui si trasforma è il salesiano che gli ha insegnato il mestiere. Ma l'Associazione Mago Sales, partita con nove soci e oggi forte di 3000 sostenitori, fabbrica altri piccoli-grandi "prodigi": i suoi introiti, infatti, sono destinati alla realizzazione di progetti a favore dei bambini meno fortunati che abitano in alcuni Paesi del Sud del mondo e non solo, in Nepal, in Kenya, in Somalia, sulle Ande, in Kossovo. In particolare, ha costruito una rete di circa 700 "adozioni a distanza" in Asia, Sudamerica e Africa. Per saperne di più vedere il riquadro in queste pagine. MANI E MICROCHIPS Intanto, una curiosità irresistibile ci spinge a tornare sull'argomento magia. Chiediamo a Sales che cosa pensa del futuro dell'illusionismo in quest'era ipertecnologica e virtuale. «Credo che sia importante che la nostra arte sappia rimanere legata all'abilità delle mani», è la risposta. Anche se il progresso non è sempre da buttar via, «perché l'elettronica la usiamo anche noi. Lo vedi quel tavolino?». Mago Sales indica un innocente tavolino in legno, a occhio meno tecnologico di una sedia a dondolo. Poi infila un ago in un forellino («è l'interruttore»), ripesca dal marasma che regna sulla scrivania un pennarellone e, abracadabra, il tavolino si mette a vibrare. E Mago Sales a ridere: «Questo lo usiamo per le "sedute spiritiche": il pennarello è un telecomando...». Ma anche se i suoi giochi continuano a lasciare di stucco, oltre ai bimbetti delle elementari, pure i fratelli maggiori e i papà e le mamme, il Mago Sales ha scelto per sé un modo di fare show meno spettacolare. «Colombe dal cilindro e virtuosismi con le carte? Li faccio, sì, ma non più sul palcoscenico. Più che il gesto di abilità per il quale ti dicono "che bravo", ma che in fondo crea distanza, io cerco un rapporto, cerco di comunicare con il mio pubblico e di rendere lo spettacolo più ricco d'umanità. No, non sono un mago di meraviglie. Vorrei solo raggiungere il cuore delle persone». Giovanni Godio MAGO SALES RACCONTA OROLOGI SCOMPARSI «Avete presente il vecchio gioco dell'orologio che viene avvolto in un fazzoletto e poi viene "preso a martellate"? L'ho fatto una volta a una festa di matrimonio, in Kenya. L'orologio era quello di un anziano di 65 anni. AI momento delle martellate voleva quasi picchiarmi, era una delle poche cose che possedeva. Ma poi l'orologio è stato ritrovato, in una scatolina a sua volta contenuta in un sacchetto...». 500 DOLLARI PER MADRE TERESA «Alla metà degli anni Novanta facemmo un viaggio a Calcutta: offrivamo spettacoli negli istituti, 2000 bambini per volta, tutti in divisa. Allora andammo a trovare l'anziana Madre Teresa, che ci chiese di lavorare nei suoi ospedali e che ci fece da impresario. Un giorno facemmo uno spettacolo anche nel cortiletto della casa madre delle Figlie della Carità, per Madre Teresa e le sue sue suore. Lei stava su una sedia e loro sedevano a terra. In un portafoglio mostrai una banconota da 10 rupie ( poche lire), lo richiusi e quando lo riaprii le rupie erano "diventate" una banconota da 100 dollari. Rifeci l'operazione con altre 10 rupie e arrivarono altri 100 dollari, e questo più volte fino al totale di 500. Lasciammo quella somma alle suore: era l'offerta raccolta da una scuola materna in provincia di Como».

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