Don Bosco, Houdini cattolico |
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Avvenire Martedì, 29 Gennaio 2002 00:00
Basterà un abracadabra a far sparire il Cupolone? Mago Sales ci prova: d'altronde, se l'illustre collega David Copperfield ha potuto in un celebre esperimento far «scomparire» la Statua della Libertà, con 300 bacchette magiche non si riuscirà a far lo stesso domani in
piazza San Pietro? Il Papa è avvertito: il 30 gennaio darà
Udienza a qualche centinaio di illusionisti e prestigiatori
da tutt'italia con tanto di costumi di scena lustrini e magari qualche coniglio da estrarre dal cilindro al momento
mento opportuno. Pare addirittura che a Giovanni Paolo II verrà galata una bacchetta magica istoriata proveniente dall'India, «affinché continui a fare le grandi magie che servono al mondo: la pace e la serenità». Ma soprattutto due rappresentanti degli artisti di strada gli consegneranno una richiesta canonica: dichiarare ufficialmente don
Bosco patrono della loro categoria.
Ecco il trucco:Mago Sales è un prete il salesiano don Silvio Mantelli. E non è nuovo ad exploits artistico-religiosi del genere: due anni or sono, fra lo stupore della stampa, ha organizzato un «Giubileo dei maghi» (occultisti esclusi, naturalmente) e da vent'anni a Castelnuovo Don Bosco - patria del suo fondatore - celebra la «messa dei prestigiatori» Ora ha organizzato questo strano «magico pellegrinaggio» a Roma per
colmare una lacuna: «Infatti, benché popolarmente don Bosco sia conosciuto come il patrono di prestigiatori e giocolieri in tutto il mondo cattolico (ma soprattutto nella cultura spagnola: in America latina il 31gennaio i circoli magici sono soliti commemorare il santo con convegni e spettacoli) non risulta che lo sia mai stato dichiarato ufficialmente, e nemmeno che sia stata inoltrata domanda
presso l'ufficio vaticano competente».
Lo farà dunque mercoledì lui stesso, che ha ottenuto il nulla osta di don Luc Van Looy, vicario generale della
sua congregazione, e - in un certo senso -é il «successore» più accreditato del fondatore quanto a prestidigitazione: Mago Sales, infatti, è illusionista di mestiere e dirige la Fondazione Magiciens sans frontières (tel. 011/2481101) che finanzia progetti a favore dei bambini del terzo mondo coi proventi degli spettacoli dei maghi.
Però, da buon prete, don Silvio deve aver capito che la bacchetta magica in certe faccende non basta; meglio avere conoscenze in alto loco... E così preme affinché, dopo il necessario iter burocratico, don Bosco - che già risulta patrono della gioventù, degli apprendisti e degli editori cattolici - diventi per decreto il santo dei giocolieri e degli illusionisti. Non che un buon prestigiatore abbia bisogno di appoggi celesti per riuscir meglio in qualche numero; ma parecchi degli artisti del settore hanno avuto una formazione cattolica e si sono esibiti da giovani sul palcoscenico degli oratori: lo stesso Silvan, il più noto mago italiano, nel suo ultimo Manuale (Salani) rievoca gli inizi in un teatrino parrocchiale di Venezia, e il trasformista Arturo Brachetti oggi Star internazionale con spettacolo fisso a Parigi - è un ex allievo di Mago Sales,
Come dire che don Bosco e i suoi «figli» continuano a far nascere prestigiatori. Non si vede, del resto,quale altro abitante del calendario cristiano potrebbe rispondere meglio alla bisogna di un patrono degli illusionisti,visto che già a 10 anni Giovannino era abillissimo nel carpire i segreti ai vari saltimbanchi di paese che incontrava nelle fiere dell'Astigiano. E, tornato a casa, si esercitava a ripetere i giochi finché non era in grado di organizzare lui stesso esibizioni funamboliche. Era un artista promettente: «Anche se è difficile credermi-scriverà nelle Memorie autobiografiche-, a 11 anni facevo i giochi di prestigio, il salto mortale, camminavo sulle mani, saltavo e danzavo sul
la corda come un saltimbanco professionista».
Era finanche modesto, il futuro santo. Difatti, spulciando la ciclopica raccolta di testimonianze storiche radunata da don Giovanni Battista Le moyne, il giovane Bosco sfoggiava un repertorio impressionante (lo stesso Silvan lo colloca di diritto tra i più illustri esponenti della «scuola italiana» dell'Ottocento):era abilissimo nei bussolotti, da cui sapeva estrarre «mille palline tutte più grosse del recipiente», raccoglieva pallottole dalla punta del naso degli astanti, indovinava le carte e i soldi contenuti nei portafogli del pubblico, oppure «faceva andare oggetti nelle tasche altrui», spezzava le monete con le dita, oltre a giochi di notevole impatto scenografico;come fingere di «uccidere un passero, pestarlo nel mortaio, metterlo in una canna di pistola, sparare e vederlo volar via vivo e sano» oppure far comparire il pubblico «di orribile aspetto o anche senza teste». Commenta il Le moyne: «A quell'epoca tale giochi, essendo poco Conosciuti, parevano cose dell'altro mondo».
Anche in senso letterale. Tant'è che la medesima fonte racconta dell'accusa e dell'esame canonico che il giovane Bosco (il quale faceva tutto col consenso di mamma Margherita s'ingeniava a pagarsi i trucchi magici
vendendo funghi o uccellini catturati col vischio) dovette subire per il sospetto di essere un praticante della magia bianca.Andò infatti che un pio vicìno di casa, il quale era sovente bersagliato dagli incredibili scherzi "magici" del ragazzo, fini per convincersi che l'abilità di Giovannino era frutto del demonio; lo riferì a un prete,che a sua volta tirò in ballo un teologo. Costui convocò il giovanevane per sottoporlo a un miniprocesso:ma fu presto convinto che si trattava di puro illusionismo,poichè persino
a lui il futuro santo fece sparire sotto il suo naso e
poi ricomparire portafogli
ln seguito don Bosco cambiò parzialmente idea. All'entrata in seminario, per esempio, fece assoluto proposito di rinunciare ai giochi di destrezza: fu il suo direttore spirituale don Cafasso a raccomandargli invece di continuare.E, in effetti le cronache narrano del suo talento d'intrattenitore nelle feste dei chierici e, più tardi nell'oratorio da lui stesso fondato. Ancora il Lemoyne scrive che
abbandonò í giochi di prestigio solo nel 1860. Nel regolamento dell'oratorio,tuttavia, intorno al 1850, don Bosco vietò risolutamente l'uso «delle carte, deí tarocchi, ed altro giuco che inchiude pericolo di offendere Dio, recar danno al prossimo, e cagionar male a se stesso». L'ex prestigiatore voleva scoraggiare le tentazioni del gioco d'azzardo? forse; ma non è un buon inizio per il futuro patrono dei maghi. Speriamo che stavolta non accada al sacerdote torinese come quando nei 1949, Pio XII lo propose per diventare il «protettore» del cinema e i salesiani clamorosamente rifiutarono. Anche allora per ragioni «morali»...
Roberto Beretta
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