Uno, dieci, cento, mille Brachetti |
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Variety Sabato, 10 Febbraio 2001 00:00
Reduce dai trionfi di... "Presentatori mediocri ed imbonitori di paese introducono di solito i loro personaggi con questa formula che saremmo tentati di usare anche noi, non fosse che, scontata com'è, rischierebbe di fargli torto. Arturo Brachetti, novello Fregoli italiano, mago e trasformista assai famoso più all'estero che in Italia, tuttavia è effettivamente "reduce dai trionfi parigini". Qualche giorno fa persino il serioso Tg 1 delle 13,30 gli ha dedicato alcuni minuti per illustrarne i successi. Non avviene tutti i giorni che un artista, ed un artista italiano, per giunta, per otto mesi faccia registrare il tutto esaurito in un celebre teatro parigino come il Mogador...Da otto mesi questo celebre giovanotto sulla trentina, primo di quattro figli, di passaggio qualche giorno fa nella nativa Corio per un breve riposo, manda in visibilio i parigini per la sua abilità di modificare, in tempi impensabilmente ridotti, aspet to, voce e atteggiamento (non solo i panni che indossa) entrando di volta in volta nei vari personaggi di una vicenda. Facciamo l'esempio da lui stesso citato nell'intervista: la scena del vecchietto del Far West (Brachetti) che suona il piano, mentre il barista (ancora Brachetti) pulisce il bancone. Passa qualche secondo ed arriva il bandito (sempre lui): seguono spari, gri da, confusione, finchè finalmente non arriva lo sceriffo (ancora e sempre Brachetti) che mette le cose a posto.Ma come fa a cambiarsi in una manciata di secondi? Per essere più precisi (statistica riferita dal lui stesso) alla media di un personaggio ogni tre secondi, quindi praticamente sovrumana? "Per me - dice Brachetti - è diventato quasi automatico armeggiare con vestiti, fibbie, bottoni, mentre lo è assai più saper gestire le mie energie nello spettacolo e calarmi nella psicologia dei personaggi, nei loro tempi di reazione: Sia come sia ci riesce così bene che i francesi non solo gli hanno attribuito il premio Molière, onore grandissimo riservato, pensate, solamente a due altri grandi teatranti italiani come Gassman e Dario Fo, ma gli hanno anche affibbiato l'appellativo di "homme aux mille visages" che campeggia sulle locandine del Mogador e per le vie di Parigi.
Definizione che lui non solo sente come un gran riconoscimento, ma vive anche nella sua vita: "Il gusto di trasformarsi - sentenzia infatti - è la proiezione del fantasma comune, dei desideri che uno ha dentro". Quel che insomma, in misura infinitamente più prosaica, avviene quando ci si veste per Carnevale. E che dà origine ad alcuni scherzi feroci che lui ama fare ad amici e conoscenti, travestendosi nei modi più impensati, sulle orme del suo grande modello, quel Fregoli al quale viene fatalmente (e con suo gran piacere) paragonato, specie in Francia dove il ricordo del celebre trasformista ad un secolo dalla morte è ancora vivo. "Per citarne uno - racconta - Fregoli una volta si presentò sotto le vesti di una ragazza incinta al padre di un giovanotto reclamando a gran voce le nozze riparatrici. Potete immaginare voi quel che successe...". E pensare che lui, novello Fregoli, avrebbe dovuto diventare prete. Allievo dei Salesiani era fermamente convinto, almeno fino a 17 anni, che avrebbe imboccato quella via: fino al momento in cui maturò la sua vocazione vera. Ricorda ancora le parole del suo maestro, un sacerdote salesiano celebre come il Mago Sales, che si serve della magia per divulgare il Vangelo e portare aiuto ai bimbi poveri di tutto il mondo: "Ognuno nella vita ha un destino - gli disse Sales - se il tuo è quello di non diventare prete, cerca almeno di far sognare la gente". Un’ulrima domanda:Perché leiè così noto all'estero (sta per partire per una lunga tournée in America e nei teatri di Londra) e un po' meno in Italia? "Perché da noi i meriti di un artista (ma anche di chi opera in altri ambiti) vengono sempre dopo altri valori, per così dire, cromosomici o cromatici. In Italia - commenta con una punta di amarezza - ancor oggi per il successo valgono moto di più la parentela o il gruppo (leggi partito, sindacato, ecc...) di appartenenza. Il merito viene quasi sempre in secondo piano. Triste, ma è così. Speriamo che cambi un po' con l'arrivo dell'Europa".
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