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 Brachetti il trasformista
Messaggero di S. Antonio   Martedì, 01 Maggio 2001 00:00
 
E pensare che avrebbe dovuto diventare prete. Allievo dei salesiani, Arturo Brachetti, il celebre trasformista che tutti chiamano novello Fregoli (specie in Francia dove il ricordo, ad un secolo dalla morte, è ancora vivo) o anche l'homme aux mille visage, per le sue incredibili capacità trasformistiche. Arturo Brachetti, dicevamo, almeno fini a 17 anni, era fermamente convinto che avrebbe imboccato la via del sacerdozio. Fino al momento in cui maturò la sua vocazione vera, quella di mago, soprattutto di mago trasformista. Quando fu il momento di scegliere, ricorda ancora le parole che gli disse allora il suo maestro, il mago Sales, sacerdote salesiano che si serve della magia per divulgare il Vangelo e per portare aiuto ai bimbi poveri di tutto il mondo: «Ognuno, nella vita, ha un destino - lo ammonì -. Se il tuo è quello di non diventare prete, cerca almeno di far sognare la gente». Consiglio che Brachetti prese alla lettera fino a riuscirci benissimo. Lo confermano i suoi trionfi in terra di Francia. Non avviene infatti tutti i giorni che un artista, per otto mesi, faccia registrare il tutto esaurito in un celebre teatro di Parigi come il Mogador. Soprattutto, non capita tutti i giorni che ad un artista italiano venga attribuito il premio Molière, com'è successo con lui e con due altri grandi del teatro come Vittorio Gassman e Dario Fo. A Brachetti, di passaggio nel natio canavese per un breve periodo di riposo tra una tournée e l'altra, chiediamo come riesce a cambiarsi in una manciata di secondi. Per essere più precisi – statistica riferita da lui stesso - alla media di un personaggio ogni tre secondi, una rapidità che ha del sovrumano «Per me - dice Brachetti – è diventato quasi automatico armeggiare con vestiti, fibbie, bottoni, mentre lo è assai più saper gestire le mie energie nello spettacolo e calarmi nella psicologia dei personaggi, nei loro tempi di reazione,ecc. Il gusto di trasformarsi è comunque la proiezione del fantasma comune, dei desideri che uno ha dentro. Quello che in misura infinitamente più prosaica, avviene quando ci si veste per Carnevale». Cambiarsi d'abito e di atteggiamento dà lo spunto ad alcuni scherzi feroci che Brachetti ama fare ad amici e conoscenti, travestendosi nei modi più impensati, sulle orme del suo grande modello. «Una volta Fregoli si presentò, sotto le vesti di una ragazza incinta, al padre di un giovanotto, reclamando a gran voce le nozze riparatrici. Potete immaginare voi quel che successe». Dopo i trionfi di Parigi, Brachetti è ripartito per una breve tournée in Canada, da dove è appena ritornato. Ma in Italia non tutti sanno di questa sua intensa attività di successo. Al punto che la domanda: «Perché lei è così noto all'estero e meno in Italia?», appare quasi scontata. «Perché da noi - dice Brachetti con amarezza - i meriti di un artista (ma anche di chi opera in molti altri ambiti), vengono sempre dopo altri valori, per così dire, cromosomici o cromatici. In Italia ancora oggi per ottenere il successo valgono molto di più la parentela o il gruppo giusto (partito, sindacato, ecc...) in cui intrupparsi Il merito è quasi un optional, viene quasi sempre in secondo piano. Triste, ma è così. Speriamo che la situazione cambi con l'arrivo dell'Europa». Massimo Boccaletti

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