Mago per beneficienza |
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Il Mercoledì Mercoledì, 19 Febbraio 1997 00:00
Mago per beneficienza
Un mago "unico" gira il mondo con i suoi spettacoli di illusionismo, prestidigitazione e magia, divertendo da matti bimbi, adulti e anziani. È unico perché è un prete salesiano! Infatti si chiama Mago Sales. Con il ricavato della sua attività aiuta i bambini bisognosi.
Nel suo "mestiere" è molto bravo: è uno dei pochi illusionisti professionisti d'Italia. Quando ha in mano un oggetto qualsiasi è capace di trasformarlo in cose che neanche immaginereste. Far comparire dal cilindro colombe, conigli, fiori, fazzoletti colorati sono bazzecole per lui. Ora ha iniziato a fare quella che lui chiama "la grande magia": aiutare bambini e ragazzi che soffrono per la mancanza di cibo, cure mediche, istruzione. «Questa è più difficile - dice -, ma con l'aiuto di persone generose posso riuscirci».
Ho avuto la fortuna di incontrarlo, in una pausa tra uno spettacolo che aveva terminato a Vicenza e un altro che doveva andare a fare il giorno dopo in una città della Svizzera. E' stato molto contento di presentarsi ai lettori del "Mera", perché lui fa molto conto sui ragazzi.
Gli chiedo come è nata in lui la passione per la magia.
«Ho iniziato mentre facevo il liceo a Torino, quando non mi passava ancora per la mente l'idea di farmi prete. Avevo un conoscente che girava i bar con una chitarra a tracolla e che soprattutto sapeva fare giochi di carte. Gli chiesi di insegnarmi i suoi trucchi. Imparai in fretta, lo superai e così feci coppia fissa con lui, guadagnando soldi nei bar che frequentavamo. Poi cominciai a leggere libri di prestidigitazione, imparando tecniche e affinandomi sempre più nel mestiere. Nel frattempo ero entrato in seminario dai salesiani, intenzionato però a proseguire nella mia attività.
All'inizio i miei superiori non erano troppo favorevoli nell'avere in caa sa un "mago", ma quando ricordai loro che anche san Giovanni Bosco faceva cose simili per divertire i ragazzi, beh, allora mi lasciarono in pace E io, via ad allestire spettacoli in seminario, negli oratori, invitando anche altri maghi come me. Questi presero a volermi bene, partecipandomi anche i loro "numeri".
Insegnai lettere alle medie fino a una decina d'anni fa, poi lasciai e diventai mago a tempo pieno, perché mi entusiasmava l'idea di far divertire la gente e soprattutto i ragazzi.
La gioia sana, l'allegria è un valore, perché nasce dal cuore. Chi faccio divertire con i miei trucchi?
I ragazzi degli oratori, dei collegi, delle scuole, anche di quelle materne. Però ho numeri per gente di tutte le età, di tutte le culture e di tutte le religioni. Non dico questo per presunzione, ma perché lo spettacolo di magia è universale. Parlo bene l'inglese e il francese, ma nella nostra arte è sufficiente la mimica».
L'Italia è cominciata a stare stretta a don Silvio Mantelli (il vero nome del mago di Sales). «Anche perché con duecento spettacoli l'anno rischiavo di capitare nello stesso paese due volte e a me non andava. Così ho deciso di affrontare l'estero, appoggiandomi a città dove i salesiani hanno una loro casa. Penso sia stata un'ispirazione del cielo perché ben presto nelle mie missioni di magia attorno al mondo mi sono sentito obbligato a rispondere concretamente alle richieste di aiuto di tanti poveri che ho incontrato».
Ricorda quale fu la scintilla di questa sua nuova missione?
«Certo. Un giorno un bimbo brasiliano di nome Paolino, dopo aver assistito ad un mio spettacolo venne da me e mi chiese: "Tu che sei un mago, perché non mi fai guarire da questo brutto male?". Paolino aveva la lebbra da tre anni. Capii subito che i miei trucchetti erano emozionanti, divertenti, ma distaccati dalle vere attese del mio uditorio. Dovevo cominciare a fare vera magia, quella per esempio di guarire Paolino. In che modo? Unendo le mie qualità magiche alla generosità del pubblico dei miei spettacoli.
Ritornato in Italia, grazie anche all'organizzazione Mato Grosso, allestii un grandioso spettacolo di magia e il ricavato servì anche a Paolino per avere le prime cure nel lebbrosario di San Juliao nel Mato Grosso del Brasile. Così sono divenuto il mago capace di far compiere la grande magia della generosità. In Italia, in Europa, negli Stati Uniti io faccio spettacoli e il ricavato lo porto nei Paesi in cui ho individuato particolari difficoltà. La gente di Brasile, Bolivia, Kenya, Timor, Nuova Guinea, Sud Africa, India, Cambogia, Vietnam, Filippine mi accoglie con gioia e simpatia.
Porto con me due valige colme di trucchi e di materiale per travestirmi: in meno d'un mese posso fare 50 spettacoli. A me piace far venire la gente sul palco, in modo che la magia la facciano loro. I due numeri più apprezzati del mio repertorio sono quello degli anelli cinesi che si intrecciano e si incatenano e la ghigliottina. Non porto più conigli e tortore con me, perché queste bestiole mi sono morte più volte. Il campo della magia è così vasto che non ci vuole molto a catturare l'interesse degli spettatori. Ho fatto divertire Madre Teresa di Calcutta e le sue suore, i monaci buddisti di Pnom Penh, in Cambogia, i ragazzi di strada del Kenya, gli orfanelli di Bombay o i profughi vietnamiti d'un villaggio sul fiume Mecong, i ragazzi thailandesi, i grandi rappresentanti del partito comunista di Hanoi, in Vietnam. Non c'è differenza sociale o religiosa che regga di fronte alla magia!».
Ha mai corso rischi in queste sue peregrinazioni? «Solo in Perù ho dovuto essere scortato perché temevano che Sendero Luminoso mi facesse sparire. In Madagascar mi hanno rubato le valige con il materiale e mi sono arrangiato col mestiere. Ho avuto sorprese piacevoli da parte degli spettatori. In Nigeria, per esempio, è venuto a vedermi un re locale con le sue dieci mogli e un vescovo indonesiano mi ha chiesto ripetutamente di insegnargli alcuni trucchi».
Il suo programma a favore dei bambini bisognosi cosa prevede? E che fa per i bambini oltre farli ridere?
«Con il ricavato degli spettacoli e le offerte dei sostenitori dell'Associazione Mago Sales intervengo a favore dei bambini poveri e abbandonati, con l'adozione a distanza.
Ho conosciuto la situazione vergognosa di tanti bambini del mondo. In Pakistan ci sono bambini che lavorano quindici ore al giorno a trasportare mattoni, per mille lire. In Thailandia vengono abbandonati i bimbi figli di malati terminali di Aids. In Cambogia i bimbi sono venduti dai genitori per ricavare i soldi necessari all'acquisto della semente per il terreno: l'anno scorso ne abbiamo riscattati parecchi, offrendo per ciascuno tremila dollari. Esiste un'enorme sfruttamento sessuale dei minori. Noi avviamo ragazzi e ragazze ad istituti diretti dai Salesiani, offrendo loro una vita decorosa e la possibilità di studiare».
È vero che ha fondato anche una "Scuola di trucco"?
«Sì, con sede a Torino, nell'oratorio salesiano Michele Rua, al 37 di Via Paisiello. Insegno l'arte del trucco e dell'imbroglio, attività che può essere appresa da gente che vuole fare animazione nelle parrocchie, nei centri sociali, nelle scuole. Insieme all'arte del trucco insegno recitazione, scenografia e psicologia pratica per conoscere il proprio carattere e quello del pubblico che è davanti.
C'è spazio per i "maghi" su questa terra, perché siamo ancora capaci di meravigliarci».
Fiorella Paccagnella
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