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 Torino e l'arte della magia
Il PunTO   Martedì, 10 Ottobre 2006 00:00
 
Maghi si è, o si diventa? Tutti gli appartenenti al circolo della magia di Torino a cui ho rivolto questa domanda, non hanno avuto dubbi nel rispondere. "Maghi si diventa... e anche con tanta fatica ". In pratica seppur sempre di magia si parli, non stiamo tanto a scomodare forze soprannaturali o fenomeni paranormali di alcun genere, né tanto meno affronteremo un discorso su chi riesce ad unire l'aldilà all'aldiqua. Ma se si parla a Torino di magia si parla di arte, di storia, di spettacolo e soprattutto di una scuola, fucina di talenti internazionali e stimata e curata dai maghi più illustri del panorama nazionale. La "palestra" in cui si sono formati personaggi come Arturo Brachetti, Marco Berry, Alexander, Marco Aimone, Pino Rolle, Mago Sales e tanti altri è... sottoterra.In uno spazio suggestivo all'interno di uno dei palazzi storici della città, in Via Santa Chiara 23. chiama circolo "Amici della Magia" ed è costituito da un centinaio di soci... uno più "magico" dell'altro. All'interno della sede sono conservati, con severo attaccamento, migliaia di opere scritte da illusionisti, prestigiatori e maghi nel corso dei secoli. Libri antichi di 300 anni, testi in inglese e in francese oltre che in italiano, e poi... corde, carte, cilindri, scatole magiche, bastoni, cubi e centinaia di altri oggetti di scena, ognuno con la propria storia, raccontata attraverso il vetro delle bacheche. 'Al circolo organizziamo convention, stage, lezioni sulle diverse discipline e ci diamo una mano l'uno con l'altro per preparare gli spettacoli - racconta il vicepresidente Pino Rolle -. A volte allestiamo serate per tastare i nuovi numeri sul pubblico. Questo circolo lo abbiamo comprato, tutti insieme. Forse siamo una rarità in Italia, ma quando il padrone voleva allontanarci per rivendere i locali, abbiamo deciso di raccogliere i fondi e sottoscrivere un mutuo. Eravamo sospinti dalle parole di Vittorio Balli e ci siamo lanciati in un'avventura stupenda"La bellezza di questo luogo – racconta Marco Aimone, il giovane presidente del Circolo - è che la gente si confronta su temi legati all'arte magica, sulle tecniche di illusionismo. Non è un circolo in cui si da importanza al ceto sociale o al lavoro che si fa. Qui vengono dai laureati in medicina agli operatori di mercato. L’importante è fare magia, far divertire se stesso e gli altri". Ma se una persona che frequenta il circolo decide di abbandonare il proprio lavoro, per diventare un prestigiatore professionista, voi come cercate di aiutarlo? "Innanzitutto cerchiamo di dissuaderlo dal farlo - risponde Marco Aimone sorridendo, visto che proprio lui, dopo anni di studio e allenamento ha deciso di compiere il grande salto verso il professionismo -. Oltre alla passione, va avanti chi è davvero bravo. Le richieste sono mutate negli ultimi anni. Dal varietà e gli spettacoli nei night negli anni settanta, o dalle numerose richieste in tivù degli anni ottanta, si è arrivati alla magia-cabaret di Forest o di Casanova. I tempi televisivi così veloci di oggi non permettono di apprezzare la magia, che, secondo me, pretende di essere guardata con più calma e dal vivo. Magari a breve distanza dal pubblico, come il dose up, la disciplina fatta con piccoli oggetti sotto il naso del pubblico o di chi diventa vittima del trucco".I grandi professionisti dello spettacolo nati in via Santa Chiara sono: Arturo Brachetti, Marco Berry, Alexander tuttora affezionatissimi al circolo. "Arturo ci ha dato una grande mano per ristrutturare il nostro palco - racconta Pino Rolle - e non solo economicamente. La scorsa estate ha passato qualche giorno della sua vacanza mettendosi qua in abiti da lavoro, con chiodi, martello e vernici. Marco è spesso qui a fare serate gratuite e ci coinvolge continuamente nei suoi progetti megalomani. Ma non solo loro... Silvan, Raul Cremona, Forest e tanti altri. Tutti i più grandi illusionisti stranieri dello scorso secolo sono passati qui da noi, anche solo per tenere conferenze o per parlare di fronte ai "colleghi". Questo circolo è un punto di riferimento per il nostro Paese". Fra questi illusionisti c'era anche Macario, che in pochi sanno essere stato anche un discreto prestigiatore.'Ai tempi dei varietà era diverso - ci racconta Micky, la memoria storica del gruppo -. Allora la magia non andava in strada e nei ristoranti, era un'arte dello spettacolo ed era trattata come un talento prezioso. Ad Hollywood, in quegli anni, i grandi attori dovevano conoscere almeno un gioco di prestigio per superare i provini. Tony Curtis era il migliore di loro. Come Macario qui da noi, bravo prestigiatore e grande appassionato, o come Ezio Greggio che ha iniziato mostrando abilità nella manipolazione delle carte e che in quei tempi passava molte volte da qui". Viste le referenze degli insegnanti e il valore dei testi, la storia mi fa da garante nel dire che la vera accademia italiana della magia, sta proprio qui. A Torino. Dove si vive custodendo grandi eredità, un po' con la ragione e un po' con la fantasia."Nella fantasia, nell'irreale... ogni tanto mi sono sempre andato a rifugiare. Un po' come fanno i bambini. Ma in questo difetto di timidezza, ho scoperto il mio modo di parlare con gli altri. E quelli con cui mi riusciva meglio comunicare, erano proprio i bambini".Lui è Don Silvio Mantelli, padre salesiano per metà della sua vita e Mago Sales per l'altra metà. Illusionista, prestigiatore specializzato in spettacoli per bambini, ma soprattutto uno dei pochi maghi italiani conosciuto ai quattro angoli del pianeta. Dopo aver coltivato la sua passione per l'arte magica quasi di nascosto durante il seminario, è poi diventato missionario, scegliendo quindi come pubblico dei suoi spettacoli i bambini i più poveri del pianeta. Da quel momento in poi la magia è diventato il mezzo per fare del bene. Ha costituito una fondazione capace di finanziare progetti di adozioni a distanza, costruire scuole, ospedali, portare il necessario dove serviva. Si è esibito a cospetto di Madre Teresa di Calcutta, di Giovanni Paolo li, dei capi tribù africani e ora, in collaborazione con Miloud, il clown dei bambini di Bucarest, sogna di far riconoscere all'Unesco "il sorriso dei bambini" come patrimonio dell'umanità. 'All'inizio i miei superiori e alcuni seminaristi mi guardavano storto - ci racconta all'interno della sua casa museo di Rivoli -, ma io mi facevo forza perché anche Don Bosco era capace di fare giochi di prestigio. Faceva sparire oggetti per diletto e veniva addirittura accusato di fare batti col diavolo. Era anche un po' un imbonitore, so di per certo che è capitato che, invitato a cena dall'aristocrazia dell'epoca, seduto a tavola affianco ad un nobile che non aveva mai visto prima, alla fine della cena era capace di farsi donare un caseggiato o parte del castello, per il suo servizio ai poveri. Anche quella era magia. Nella mia vita, a volte mi è stato proibito di fare spettacoli di magia. Mi ricordo un direttore di Cuneo che mi obbligò a nascondere i giochi dandomi il divieto assoluto di praticarli. Fortunatamente, nella vita, ho potuto fare un po' come mi pare e dopo aver conseguito due lauree, una in teologia e una in scienze politiche, nel 1993, a mie spese, raggiunsi il Brasile. Da quel momento capii che cosa ero chiamato a fare e la magia era il mezzo necessario. E così ho fatto: dalla Nigeria alla Cambogia, dall'india al Brasile, dalle Isole Salomone al Pakistan, al Madagascar, all'Uganda e alla Palestina. Sono dodici le missioni in tutto il mondo finanziate dalla fondazione. Sono migliaia i bambini che abbiamo aiutato in questi ultimi tredici anni". Uno dei nuovi progetti di Don Silvio Mantelli è la realizzazione del movimento "maghi senza frontiere". Che come i più famosi medici, si basa sullo stesso concetto: la Prestazione gratuita della propria professione per chi ne ha veramente bisogno. Per i poveri della Terra. "L'unica cosa richiesta per far parte del movimento e devolvere il ricavato di uno spettacolo all'anno in favore della fondazione. È un inezia".Brachetti racconta sempre che lei è stato il suo primo maestro è vero? "Quando conobbi Arturo lui era un ragazzino molto timido - racconta sorridendo -. L'ho conosciuto in seminario, era stato spedito lì per volere del padre. Un giorno gli chiesi di aiutarmi a rimettere a posto nell'armadio i miei attrezzi di magia. Lo ritrovai dopo due ore, con lo sguardo fisso, immobile davanti all'armadio aperto. Li guardava uno ad uno. Iniziai a insegnargli qualche gioco e vidi subito che si spalancò una finestra nella sua anima. Ora ci continuiamo a tenere in contatto e anche se è diventato famoso, anche lui fa parte di maghi senza frontiere. Pensate che, grazie all'incasso di uno spettacolo del "piccolo Arturo" a Parigi siamo riusciti a costruire un reparto di radiologia a Nairobi, in Kenia".

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