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 "Io prete con la bacchetta magica tra Harry Potter e i bimbi d'africa"
La Repubblica   Mercoledì, 04 Gennaio 2006 00:00
 
QUALCUNO ha storto il naso. Ma come, un salesiano che sponsorizza la serie di libri scomunicata da Josef Ratzinger? Un prete che invita i ragazzi a leggere quelle che Papa Benedetto XVI, all'epoca ancora cardinale, giudicò «subdole seduzioni che agiscono inconsciamente distorcendo profondamente la cristianità dell'anima, prima che possa crescere propriamente?».Don Mantelli, che ne pensa? «Ha detto così Ratzinger? Non me lo ricordavo. Ma ha dato quei giudizi contro i libri della Bowling nel 2002, molto prima di diventare Papa. La cosa curiosa è che io proprio quell'anno mi recai a Roma per consegnare la bacchetta magica a Karol Wojtyla. La notizia uscì subito dopo niella della scomunica di Hany Potter da parte di Ratzinger. Fu un evento importante, lo ripresero le agenzie di tutto il mondo. Ne parlò persino Berlusconi, che disse: non ho mica la bacchetta magica come quella che hanno regalato al Papa...». Ma qualcuno l'ha attaccata per aver organizzato una serata dedicata al maghetto odiato da Ratzinger? «Non in questi termini, nessuno è arrivato a tanto. Ma ci sono gelosie, all'interno della Chiesa. Anche Don Bosco aveva i suoi problemi. Lo consideravano matto perché giocava con i bambini. Lui amava quello che amano i bambini e questo non tutti lo capivano. Né lo capiscono adesso. I Salesiani hanno perso molto dello spirito pionieristico delle origini». Ci racconta, Mago Sales, come nasce la sua vocazione di illusionista? «Sono un salesiano, faccio giochi di prestigio come San Giovanni Bosco che agli inizi dell'Ottocento imparava gli esercizi dai giocolieri e dai saltimbanchi di strada. Diceva, Don Bosco: "Se i preti nelle prediche fossero convincenti come i ciarlatani in piazza, le chiese sarebbero più affollate". Andava verso quello che riteneva potesse piacere alla gente ma soprattutto ai giovani. Cercava di assecondare i gusti e le passioni dei ragazzi. Secondo il principio che bisogna partire dal cuore della gente per arrivare alla parola di Dio». E lei segue il modello del Santo... «Sì, e mi diverto come un bambino. Ma dietro la magia c'è un'attività molto seria. Ho viaggiato in tutto il mondo, Somalia, Cuba, Vietnam. In certi paesi sono entrato da turista. Certe frontiere è più facile passarle con una valigia da mago che come sacerdote. Ho portato l'incanto e il sorriso a molti bambini». Quali sono i progetti immediati della Fondazione Mago Sales? «Continuiamo a far girare nel mondo gli spettacoli dei giocolieri e illusionisti Magiciens sans Fontiers, quattrocento artisti sempre impegnati a difendere il nostro principio di base, il diritto al sorriso. I fondi raccolti durante gli spettacoli so I no destinati alle missioni. Servono a fondare scuole, a sostenere il lavoro degli insegnanti, a liberare i bambini soldato e quelli schiavi nelle fabbriche del Terzo Mondo». È in partenza? «Sì, tra pochi giorni andrò a San Paolo del Brasile assieme a Marco Berry delle Iene. Il progetto è di togliere dalla strada i ragazzini sfruttati come guerriglieri della morte». Non si sente in imbarazzo a fare il pretemago? «Il termine mago è riduttivo, ma in italiano non c'è la parola giusta. Quello che faccio riguarda tutta la dimensione della creatività e della fantasia. Cerco di parlare al cuore, che credo sia il compito di un sacerdote».

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