Il mago che fa sparire le armi |
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Tribu Mercoledì, 05 Aprile 2006 00:00
C'ERA una volta un mago in giro per il mondo per portare sorrisi ai bambini, che incontrò un bambino senza sorrisi. Ma con un'arma in mano. Potrebbe iniziare così una delle tante storie che vede protagonista il Mago Sales, alias Silvio Mantelli, che si è da poco trasferito a Rivoli, in via Bioletto, nel cuore del centro storico dove ha sede la sua Fondazione.
La storia di cui sopra, però, non è una delle tante burle che questo simpatico personaggio dai capelli bianchi, apprezzato da Madre Teresa di Calcutta come da Marco Berry delle "Iene' e conosciuto in tutto il mondo, racconta per far ridere i piccini. Fa parte di un'altra storia, che ha a che fare con le armi e i bambini. «Una volta ero in Nepal per uno dei tanti viaggi ideati per portare sorrisi attraverso i miei spettacoli - racconta - Di ritorno da un giro, n ha fermato una pseudo pattuglia militare. In mezzo ai soldati, c'era un bimbo di dieci anni con un fucile in mano e lo sguardo fiero».
Uno sguardo che Mago Sales non ha dimenticato: «Tanto che, arrivato in Italia, ho narrato questo episodio a una classe da cui ero andato in visita. E la cosa più curiosa è stata che, mentre parlavo, un bimbo di colpo si è alzato e mi ha portato la sua pistola giocattolo: lì mi è venuta l'idea». Un'illuminazione che lo ha reso famoso: raccogliere, ogni Natale, le armi giocattolo che i bambini possiedono e in cambio regalare bacchette magiche.
«Il primo anno preparai semplicemente un banchetto e lo misi in piazza Solferino a Torino la domenica prima di Natale. Ma la notizia fece scalpore e venne ripresa da tv e giornali». Trovando così un seguito e diventando la "Giornata dei disarmo dei bambini" che si ricorda, in prossimità dell'8 dicembre, in molte città italiane e in una in particolare, che viene scelta ogni anno e diventa la capitale del disarmo: «Quest'anno, simbolicamente, abbiamo voluto che fosse Scampia: anche qui, i bambini napoletani in cambio di armi giocattolo hanno ricevuto bacchette magiche». Un simbolo di pace, fantasia da opporre alla guerra: «I nostri bambini giocano alla guerra mentre in altre parti del mondo la guerra mette in gioco la vita dei bambini. La guerra non è un gioco e non risolve i problemi di nessuno, semmai li complica: aiuta solo i signori delle guerre».
Di norma, con le armi raccolte vengono costruite delle statue, delle composizioni: «A Scampia abbiamo rivestito il muro di cinta della parrocchia di San Giovanni di armi giocattolo visto che ne abbiano raccolte 40mila: un bel colpo d'occhio e un forte messaggio>>. Per lanciare proprio un segnale che colpisse, in passato, con le armi raccolte un parroco amico di Mago Sales andò sotto un carcere: «Fece un gran falò come atto dimostrativo nei confronti dei carcerati. Peccato che il fumo fosse tossico: si dovette procedere allo sgombero di un'intera ala della prigione... ».
Ma questo progetto, che coinvolge i più piccoli per sensibilizzarli in materia («Ogni volta però sorto abbastanza dispiaciuti di lasciare le loro pistole...»), è solo uno dei tanti che Mago Sales porta avanti come ben si può notare sul suo ricco sito internet.
Perché Mago Sales, nonostante le apparenze e le battute, è un tuttofare. A Rivoli vive innanzitutto in un regno di magia, da far invidia a Harry Potter. Vanta la prima libreria magica (composta cioè di libri sulla magia) in Italia, la quinta al mondo (la prima è del Mago Copperfield... «che però compra in blocco libri di magia, io invece li conosco e li scelgo»), oltre che centinaia di giochi, trucchi, abiti e grandi illusioni, come le macchine per sollevare le persone e tagliarle: «Purtroppo ho garage e magazzini pieni di roba. Non sii dispiacerebbe creare un luogo, angari con la collaborazione del Comune di Rivoli, dove tenerli e farli vedere ai bambini. Si divertirebbero un mondo». Fino a un anno fa, a Torino, Mago Sales aveva anche una "Casa Magi
ca", dove vendeva giochi di magia importati da tutto il mondo. {
Sales, come detto, di professione fa il mago. Un mestiere che spesso è visto con sospetto: «Ma i maghi, guardati coli gli occhi dei bambini, sono solo delle persone che fanno ridere e divertire. E io sono proprio quello. Gli adulti, invece, hanno tanti pregiudizi».
Sales, però, è anche un prete "alla
Don Bosco", perché le due cose, come sostiene, non sono in contrasto. Anzi, per fare la predicazione,
a volte ricorre al Gospel Magico, che in Italia non viene utilizzato: «Si parte a' mostrando un libro bianco, che rappresenta la vita. Poi magicamente durante la predicazione diventa scritto. Ma faccio anche altri trucchi». Il motivo è semplice: «Per avere tutti attenti, bisogna
essere capaci e interessanti. Gesù, a suo tempo, usava le parabole che allora erano di moda. Oggi si può usare la magia o nuove chiavi per interpretare la Bibbia». Capito?
Silvio Mantelli è nato a Novello, nelle Langhe, nel 1944. Trasferitosi presto a Torino, ha scoperto altrettanto presto di non amare lo studio né di voler seguire le orme dei genitori, uno banchiere e uno commerciante: «A scuola ero un disastro una fili da ragazzo. Grazie a un amico ho scoperto la magia: ricordo che a 14 anni vincevo le partite a carte grazie ai trucchi che conoscevo».
Poi, a 19 anni, Mantelli va in seminario a Pinerolo «... dove ero il più grande di tutti». Anche qui, la voglia di stare sui libri non è tanta: «Ero partito volendo imparare a suonare l'organo. Poi, c'era tanto da studiare: mi sono trovato a foderare
libri» .
Nell'austerità del convento, però, non dimentica la magia: «Tenevo il teatro, a cui nessuno badava in seminario. Li avevo nascosto giochi, abiti, trucchi e anche colombe e conigli per provare spettacoli di magia e sketch - racconta - Mandavo orlo padre a vedere i prestigiatori, visto che io non potevo uscire: poi Iui veniva in seminario a raccontarmeli e io li imparavo. Provavo e riprovavo
mille volte, sempre cercando di non farmi
beccare». Quegli anni, come quelli a seguire, non erano facilissimi, perché la bacchettona Chiesa non amava le bacchette magiche: «Una volta andai a un raduno di maghi. Visto che allora usano la Tonaca, la rosa fece scalpore e la mia foto fini su un quotidiano nazionale. 11 superiore mi fece una lavata di capo pazzesca e mi vietò per un annodi uscire e fare il mago. Parole del tutto inutili:
,Nella vita pilo ci sono difficoltà, più sei
ari unito».
+ Finiti gli anni a Pinerolo, Mantelli, diventato salesiano, si dedica all'animazione con spettacoli di magia in parrocchie, scuole e oratori: «Nel 7965-1966 ho preso il nome di Mago Sales. In giro, infatti, c'era un sacerdote
azionista Cile si faceva chiamare Mago Orione.
lo che erti salesiano non potevo che essere Mago
Sales».
La storia, da quel giorno, per Sales si scrive su tante pagine. Di mezzo libri, abiti stravaganti, cappelli, battute. Viaggi. Perché il mago con i suoi spettacoli cerca di far ridere tutti i bambini del mondo, specie i meno fortunati: <,Far sorridere dentro la miseria significa far guarire dentro la sofferenza», ha
detto di lui Dominique La Pierre commentando la voglia sfrenata di Sales di divertire i bambini, giocando sulle apparizioni, sullo stupore e l'equivoco, sulla musica e il ritmo che tutti sentono.
Negli anni, il mago ha imparato il francese, lo spagnolo, l'inglese, anche se non li parla a meraviglia. Ha toccato tante terre. Ricorda bene la Somalia (2001), un paese ancora oggi senza governo: «Qui cirri governa sono proprio le armi, i signori della guerra. Mancano gli ospedali, le scuole, persino l'aeroporto: si atterra in una pista di sabbia. E' l'unico posto al inondo dove non mi hanno timbrato il passaporto perché non c'era nessuno preposto a farlo». Ma Mago Sales è stato anche in Uganda, Madagascar, Bolivia (d'inverno, al freddo e a 4mila metri d'altezza!), Filippine, Vietnam, Cambogia, Kenya, Nigeria Israele: «Lina volta me li sceglievo io i posti, oggi mi chiamano loro...» .
E'stato in India dove ha conosciuto Maria Teresa di Calcutta: «Entrammo subito in sintonia. Ogni mattina, dopo la messa delle 5, mi passava un bigliettino con i cinque-sei posti dove durante il giorno avrei dovuto fare spettacoli: era il mio impresario, insomma, mi aveva dato un autista e un'ambulanza, l'unico mezzo con cui in India vai avanti e riesci a farti rispettare». Sales è ancora affezionato a Madre Teresa: «Ricordo che nel cortiletto della sacrestia, feci
uno spettacolo a cui lei
partecipò e di cui ho
ancora il video: rideva come una bambina ai miei scherzi». Ma l'India lo ha stregato anche per altri motivi: «Non posso dimenticare le folle. Facevo spettacoli nei lebbrosari e nei tempi buddisti, anche davanti a 5 mila persone».
Sales è piombato anche in sperduti paesi della foresta africana: « Una volta ho fatto uno spettacolo davanti a un vescovo che era anche capotribù e rideva cune un matto con il suo scettro in mano. In un altro paese, invece, disboscarono mezzo bosco per fare il palco sul quale mi esibii: in prima fila c'erano il re e le sue 25 mogli». Il
salesiano magico è stato anche in luoghi difficili dove però non ha mai avuto paura: «Devi
essere proprio sfigato perché ti capiti qualcosa. Anche perché io sono portatore di un discorso apolitico: rivolte volte, se qualcuno mi ferma, lo faccio ridere e gli regalo qualcosa della mia valigia di mago, Una valigia che spesso creava stupore negli aeroporti del mondo e veniva meticolosamente controllata: «E io spiegavo che non volevo fare nulla di reale, ero un mago. Ora mi conoscono e mi fermano meno». L'unico posto che Sales non ha visitato è l'Australia, ma ci andrà quest'estate.
Nel suo romanzo non si possono dimenticare gli incontri. Come quello, nel 2001, con
Giovanni Paolo II. Un incontro importante visto che proprio in quell'anno Ratzinger aveva criticato Harry Potter («opera del demonio») e i maghi tutti: «Giovanni Paolo invece ari incontrò, sfidando anche rivi po' la tradizione che voleva magia e religione lontane e tra loro irraggiungibili. Gli regalai una bacchetta magica e la prese volentieri».
E poi ci sono i progetti di cui il mago è portatore. Brasile, 1993: «Ero in visita a vivi lebbrosario del Mato Grosso e incontrai un bambino, Paolino, affetto da lebbra che i genitori avevano abbandonato in strada per non essere contagia
ti». Il piccolo disse a Sales: «Fai magia su di me, fammi tornare da mamma e papà». Da quel giorno, Sales iniziò a raccogliere fondi per costruire in quel paese un ospedale per guarire Paolino e gli altri malati. Fu il primo progetto: «Nel 2002 tornai per incontrare Paolino. Purtroppo non aveva ancora trovato i genitori. A volte è più facile guaire dalla malattia che dal pregiudizio».
La Fondazione, oggi, è impegnata nella costruzione di ospedali, scuole, luoghi d'in
contro in molte parti del mondo.( benefattori sono tantissimi: non tanto le amministrazioni
(«Tante promesse, ma denaro poco»), ma le
persone. Nel 2005 sono stati 5mila e alcuni fanno bonifici sostanziosi, anche da 15mila euro: «Con quella cifra si può costruire una scuola. Chi li dona, sa di aver lasciato qualcosa nel mondo».
I progetti sono stati più volte pubblicizzati sia da Rai che da Mediaset: «Sono molto amico
della lena Marco Berry, che più volte ha fatto servizi sui nostri progetti e che è anche nostro testimonia(».
Un'altra iniziativa di Mago Sales è stata la costituzione dell'associazione "Magicians Sans Frontieres" che raggruppa centinaia di maghi nel mondo che si impegnano a destinare il ricavato di un loro spettacolo nel corso dell'anno alla Fondazione. Del gruppo fa parte anche il grande Arturo Brachetti, un alunno di Sales: «Voleva farsi prete, lo incontrai in seminario che era timido e schivo. Rimase affascinato dai miei costumi, dal teatro e dalla magia. E divenne un mago: ancora oggi va in giro citandomi tra i suoi maestri».
E per chiudere Mago Sales, in questo numero di Tribù dedicato alle armi, lancia un messaggio: «Invece delle arai nel mondo servirebbero più bacchette magiche e fantasia>>.
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